domenica 30 dicembre 2007

Mens sana?



Stamane parlavo con un'amica sulla sanità mentale (o presunta tale) della gente che frequenta le chat. La fauna è molto (a)variata: intellettualoide con infarinatura di psicologia bignami; artisti (bisognerebbe spiegare loro che imbiancare pareti non significa essere artisti); scrittori (in Italia, si sà, tutti scrivono libri, anche Berlusconi!); grafici (in alcune chat come se piovesse...); e via discorrendo, mai che si trovi  chessò, un'operaia, una commessa, un operatore ecologico, questi lavoretti così che in Italia son così in disuso, vien da chiedersi se alla lidl siano tutti extra-comunitari! Poi ci son le persone alle prime armi e le persone molto ma molto giovani, quindi inesperti e che considerano tutti come amici/amiche non sapendo, però, che gli adulti hanno altre mire su di loro... basse mire aggiungerei...
Ma andiamo oltre, passiamo alle persone che, avendo una vita alquanto piatta ed insignificante, in chat si inventano un personaggio e pian piano affondano in quel personaggio, fino a confondere la finzione con la realtà. Diventano persone di successo, belli, famosi e quant'altro e la chat diventa come una droga, se ne vuole sempre di più, non basta mai il tempo passato in chat, dove si socializza, si cominciano e si finiscono storie. Per una persona che vive il tutto da fuori, tutto ciò può sembrare pazzesco, ma è la vita ad esserlo. È più facile accendere un pc e fare quattro chiacchiere con uno sconosciuto piuttosto che prendere, uscire, incontrare nuova gente, mettersi in gioco, farsi studiare... nono, oramai viviamo nell'era del fastfood, purtroppo anche i sentimenti son diventati una merce da fastfood e questo è veramente triste. Triste vedere dei giovani a cui persone adulte, con pochi scrupoli, rubano sogni e futuro, solo per togliersi "un prurito", persone che aggiungono una tacca alle altre tacche esistenti... 

L'unica consolazione che ho, riguardo a questi personaggi, è che il tempo passa, ed il loro presunto fascino appassisce con loro, avvizzisce ed un giorno si ritroveranno a fare i conti con la solitudine e l'unica compagnia che avranno saranno loro stessi!

venerdì 28 dicembre 2007

Benazir Bhutto, 27 dicembre 2007

La signora con il velo, la libertà con il velo non c'è più. Come lei stessa aveva temuto è stata assassinata ieri a Rawalpindi. Lasciava il comizio al quale aveva partecipato su un'auto blindata, circondata da guardie del corpo, ma ha voluto sporgersi dal tettuccio lasciato aperto per salutare la folla e la gente, la sua gente, le è costato la vita. E' morta tragicamente, come suo padre prima di lei impiccato dopo il colpo di stato e i suo due fratelli. L'attentato è stato rivendicato da Al Qaeda. Accuse piovono sul governo, forse tutti e due insieme hanno spento per sempre il coraggio di una donna con il velo. Amatissima in Occidente, invocata dai dissidenti del governo in carica, donna colta ed energica, nata e cresciuta in una famiglia che per il Pakistan è come quella dei Kennedy negli Stati Uniti, i Gandhi in India, era rientrata nel suo Paese dopo otto anni di volontario esilio in seguito alle false accuse di corruzione per le quali fu destituita, a gennaio avrebbe partecipato con il suo partito alle elezioni per un nuovo governo. Prima donna musulmana ad essere capo di governo, era la speranza del Pakistan di una ribellione all'integralisto che sta rialzando la testa. Aveva dalla sua parte il popolo, ma loro le armi e per ora quelle vincono ancora.
Io me la ricordo ,- l'ho già scritto in questo blog, ero una ragazzina - a fianco della duchessa di Windsor durante un torneo di Wimbledon, ospite in Inghilterra negli anni in cui era capo di governo, bella dallo sguardo volitivo e fiero, laica ma con il velo come nella foto. Mi colpì per il suo coraggio, la sua libertà e la sua forza di determinazione a sacrificarsi - lo sappiamo ora - per un Pakistan moderno, combattendo senza rinunciare al velo. Con lei sono morti altre 128 persone e 248 sono i feriti: una carneficina, che con la sua morte getta il Pakistan nel caos e noi in un serio timore per la pace. Con lei muore la speranza per l' Afganisthan di liberarsi dei telebani e dei suoi conniventi che si sa hanno appoggio in Pakistan e per esso la speranza di non cadere nell'integralismo. Muore nella blindata Rawalpindi, nonostante la scorta che le spettava in quanto ex primo ministro, scorta affidata all'Isi - ossia i servizi segreti pakistani - così come di loro competenza era la sicurezza nella città. Siamo orfani due volte perciò ossia della speranza e di una gran donna. La sua battaglia era una battaglia per un Pakistan democratico ed una sfida all'integralismo sfidato da una donna, che, secondo esso, non deve permettersi di farlo e se lo fa deve essere punita persino con la morte come è stato. Benazir - il suo nome significa Unica - diceva che nessun vero musulmano ucciderebbe mai una donna, i testi sacri lo vietano. Confidava in questo, se lo faceva lei, lo facciamo anche noi.

lunedì 24 dicembre 2007

Facciamo la Festa a Bartle!


Non siamo ancora in un’era scientifica, dunque Auguri!!!!!

Riporto qui un brano di un librino molto divertente, “Che ti importa di ciò che dice la gente?” scritto da Richard Feynman , Nobel per la Fisica nel 1965, un uomo straordinariamente anticonformista e con un fantastico senso dell'umorismo.

Forse una delle ragioni di tanto silenzio è che bisogna saper leggere la musica. Facciamo l’esempio di un articolo scientifico: «il contenuto di fosforo radioattivo del cerebro del topo diminuisce di metà su un periodo di due settimane.» Cosa vorrà dire?
Significa che il fosforo presente oggi nel cervello di un topo, e nel mio e nel vostro, non è più lo stesso fosforo di due settimane fa. Significa che gli atomi del cervello sono stati sostituiti: quelli di prima non ci sono più.
Cosa c’è allora nella nostra mente? Cosa sono questi atomi provvisti di coscienza? Le patate della settimana scorsa! Riescono a ricordare ora quello che c’era nella mia mente un anno fa - una mente che è stata sostituita da tempo.
Accorgersi che la cosiddetta individualità è soltanto un disegno o una danza, ecco cosa significa la scoperta del tempo occorrente perché gli atomi del cervello siano sostituiti da altri. Gli atomi vengono nel mio cervello, ballano la propria danza, ed escono - ci sono sempre nuovi atomi, ma danzano sempre la stessa danza, conservano la memoria del ballo del giorno precedente.
Vorrei ora parlare di un altro valore della scienza. Un po’ meno immediato, ma non tanto. Lo scienziato ha una vasta esperienza dell’ignoranza, del dubbio, dell’incertezza, un’esperienza fondamentale, credo. Quando uno scienziato non sa la risposta a una domanda, è ignorante. Quando ha una vaga idea del probabile risultato, è incerto. E quando è sicuro del risultato, maledizione, gli rimane ancora qualche dubbio. Abbiamo riscontrato l’importanza vitale del fatto che per andare avanti dobbiamo riconoscere la nostra ignoranza e lasciare spazio al dubbio. La conoscenza scientifica è un insieme di dichiarazioni a vari livelli di certezza - alcune quasi del tutto insicure, altre quasi sicure, ma nessuna assolutamente certa.
Noi scienziati ci siamo abituati, e diamo per scontato che sia perfettamente coerente non esser sicuri, che si possa vivere senza sapere. Non so però se tutti ne siano consapevoli. La nostra libertà di dubitare è nata da una lotta contro l’autorità, agli albori della scienza. Era una lotta profonda e possente: permetteteci di mettere in discussione, di dubitare, di non esser certi. E importante, credo, non dimenticare questa lotta e non perdere così quanto abbiamo conquistato. In questo risiede una responsabilità verso la società.


E ora a noi due, Bartleboom.

E' ovvio che nel giorno del tuo compleanno io ti auguri ogni felicità.

Ma mi allargherei, e mi piacerebbe pensare che nel giorno del tuo compleanno - che è anche la vigilia di Natale - tutte si possa essere felici. Tutte quante noi.

Basta ballare l'antica danza della memoria, sapendo che è la stessa per tutte.

Supponiamo che la mucca sia una sfera … inizia così l’intervento del fisico in una barzelletta-aneddoto sulle strategie risolutive ai problemi di un allevamento zootecnico in cui il sociologo si chiedeva se le mucche sono felici.

Il matematico argomenterebbe Supponiamo per assurdo che siano infelici....

Auguri Bartleboom, a te come a tutte noi.


mercoledì 19 dicembre 2007

Religione, politica e laicità

Apro i quotidiani e leggo di laicità dello Stato - questo blog spera almeno in uno straccio di laicità come diceva lo slogan di qualche tempo fa. Leggo i settimanali e ci trovo la stessa cosa, lo stesso in televisione, in molti siti d'informazione e no in itn, la gente ne parla ad influenzare i loro discorsi è soprattutto se siano o non siano credenti così confondendo laicità per ateismo. E' generalmente per noi incomprensibile - questa è la sfida - l'atteggiamento della maggior parte del stati di religione islamica per i quali lo stato è legato a doppio filo con la religione e dunque serve a realizzare i dogmi della stessa; persino negli Stati Uniti, dove meglio si era realizzata la laicità nonostante le mille religioni a volte quanto mai particolari, aiutati dal protestantesimo dei padri fondatori, si ritrovano con un Bush che in nome di Dio invade un paese per esportare la democrazia, un candidato alla presidenza che afferma non chiedetemi di rinunciare a quello in cui credo. Insomma, la richiesta di laicità è vasta, impellente tanto quanto quella di religione.
Per noi, in Europa, dopo i massacri della seconda guerra mondiale, il problema pareva risolto, pareva avessimo diviso per sempre religione da stato, pareva dunque che la religione fosse un fatto personale, privato ed intimo del quale non parlare non per omissione, ma proprio per sacralità: perde parte della sua sacralità spiattellarlo al mondo e ancora di più imporlo al mondo, questo sembrava pensassimo; inoltre pareva anche pensassimo che l'evangelizzazione fosse competenza del clero, non certo dei credenti poichè imperfetti ed impreparati, meno ancora dei nostri rappresentanti. Invece così non è. La Binetti, alla quale oggi si chiede - non per farci gli affari suoi ed investigare con una certa prepotenza- se è vero che poco prima del voto contrario all'interesse della sua coalizione, abbia o no avuto un colloquio telefonico con mons. Boteri e che questi le abbia indicato come votare, dice che lo Spirito Santo era sceso sull'aula del Parlamento e dunque il voto contrario era opera non solo dello stesso, ma volere divino. Sì, io penso in questo momento la stessa cosa che pensate voi: un integralista islamico gli fa un baffo ad una così! Comunque al di là dei colloqui telefonici della signora Binetti, quello che le si chiede non è una violazione della sua privacy, ma se lei in quanto deputato di questa Repubblica sia stata influenzata nella sua scelta di voto da qualcosa di diverso dal suo credo politico e dal programma che anche lei ha firmato, perchè ciò sarebbe a mio avviso gravissimo.
In tema di laicità, dice Rushdie non si tratta tanto o soltanto di liberarsi di preti, imam ecc., ma di buttare il concetto stesso di divinità: “Le saggezze antiche sono sciocchezze moderne. Vivi nel tuo tempo, usa quello che conosci e quando sarai diventato adulto, forse finalmente la razza umana sarà diventata adulta con te e avrà messo da parte le cose da bambini” (Repubblica, venerdì 14 dicembre, pag. 49)
Scalfari, che di laicità ne sa qualcosa, dice: “Si può definire questo un manifesto della laicità? Da laico e da non credente ho qualche dubbio in proposito. Sento che il suono, il sentimento, la visione della laicità non sono questo. Non sono rispecchiati da queste parole, da un’arringa così impietosa e a sua volta così intollerante” (Repubblica, 16 dicembre, pag. 29).
Anch'io sono dello stesso avviso, poichè non è detto che una laicità come quella rappresentata da Rushdie, con a questo punto altre divinità fra cui una laicità tanto intollerante, non sia a sua volta una forma di integralismo e all'estremo di fanaticità, senza addentrarci a riflettere sulla bontà di queste "divinità" alternative. Dei danni dell'integralismo religioso e no l'essere umano ha i segni indelebili sulla sua memoria e nella sua cultura - santa inquisizione, nazionalsocialismo e comunismo sono gli esempi che meglio e prima ci ritornano alla memoria.
Durante una puntata di "Ottoemezzo" su la7, Scalfari dice anche un'altra cosa da laico e non credente ossia che non gli è possibile con papa Ratzinger immaginare un dialogo - ovviamente non fra lui e il papa bensì fra laicità e religione - come gli era parso possibile invece con Giovanni XXIII e i suoi discorsi sulla moralità; o per me con Paolo VI e i suoi dubbi intellettuali di fedele primo fra tutti i fedeli. Persino con Woityla, che non esitò a mostrarsi al balcone e poi cenare con Pinochet, sarebbe stato diverso. Questo papa Ratzinger spazza ogni dialogo ed impone la sua visione del mondo e delle cose del mondo. La Chiesa Cattolica sotto la sua guida non esita a ragguardire i suoi credenti su qualche punizione divina, dai politici ai farmacisti.
Da credente cristiana, seppure non più di confessione cattolica, io osservo due cose ossia che la confessione, il pentimento e il perdono espressione della grandezza di Dio, non sono più per i credenti cattolici, comuni e semplici come lo sono stata io, pilastri della fede, ma possibilità alle quali si può ricorrere casomai si mancasse e si manca con facilità preoccupante quanto ipocrita - prima in hotel con cocaina e prostitute e poi in piazza a parlare di famiglia con un divorzio alle spalle e una seconda famiglia a casa.
E mi chiedo cosa sia rimasto della pietà cristiana dove pietà non sta per commiserazione ma compassione, quasi in senso buddhista, della vita altrui e dello sgomento davanti alle domande che tutti talvolta ci poniamo sulla vita e il suo senso.
E' dalla fine degli anni Settanta che la gente non scende più in piazza, perchè noi oggi deleghiamo, tutto: la politica e la battaglia politica, l'educazione dei nostri figli, la sicurezza della società, i nostri dirittti e non da ultimo la nostra fede e, se del caso, la nostra laicità. Questo ha fatto del nostro Paese un paese in svendita come dice Aldo Cazzullo in "Outlet Italia". Ci siamo stancati di tacere e di delegare, è quello che dobbiamo auspicarci.

Il primo gennaio 2008 sarà l'anniversario della promulgazione della Costituzione Italia. Articolo 3:

Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
E' compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l'uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno svilupppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

Articolo 7:

Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani.

I loro rapporti sono regolati dai Patti Lateranensi. Le modificazioni dei Patti accettate dalle due parti, non richiedono procedimento di revisione costituzionale.

Articolo 21:

Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.
...

Io sarò forse un'ingenua e una sentimentale ma questo mi commuove tanto quanto la passione di Cristo, poichè penso a coloro che diedero la vita per questa Repubblica come a poveri cristi la cui passione è valsa la nostra imperfetta e perciò migliorabile, impagabile libertà che abbiamo il dovere di custodire e difendere. Ancora in questo nostro Paese si va su e giù dal Vaticano - Veltroni ci consumerà le scarpe prima o poi - a chiedere ed accordarsi, la corruzione è di nuovo dilagante - è strano che questo non sia un argomento etico e morale, però lo sia l'inseminazione artificiale piuttosto delle unioni di fatto - la libertà di espressione sia direttamente proporzionale a quanto qualcuno vi trovi demoniaco relativismo - la successiva puntata del comico Luttazzi censurato da la7 sarebbe stata sul Papa. Qualcuno dice: il Papa ha diritto e dovere di pronunciarsi su certi temi. Certamente, questo non può che arricchire il dibattito e il confronto, ma i suoi sacerdoti hanno il dovere di spengere il telefonino in certe occasioni così come i nostri deputati quello di fare lo stesso.

lunedì 10 dicembre 2007

Torino, dicembre 2007 - morte sul Lavoro


Questo blog è listato di nero in quanto partecipa al Lutto Nazionale di tre giorni in ossequio ai lavoratori periti a Torino, nel rogo alla ThyssenKrupp, non dimenticando nel contempo tutti i caduti sul lavoro.
Per una volta la diffusione e il martellamento mediatico è utile per ricordarci il tema della sicurezza sul lavoro e delle morti sul lavoro, per parlare di operai che parevano essersi estinti in mezzo a veline, tra i vari Moggi e Corona.
Non intendo, per pudore, parlare di queste morti di Torino, nonostante tutto mi pare una speculazione. Neppure voglio scrive della Thyssen, poichè non solo non mi compete, ma è compito della magistratura accertare le sue responsabilità. Per mancanza di competenza non saprei neppure parlare di sicurezza sul lavoro; quello che so è che in Italia vige la legge 626, all'avanguardia dal punto di vista legislativo rispetto al resto dell'Europa, ma che ci vede all'ultimo posto come controllo ed applicazione. Non so, come tutti ho letto di estintori scarichi in quella fabbrica, di turni di lavoro massacranti in un settore estremamente pesante e pericoloso, di una fabbrica in dismissione e allora siccome so come vanno le cose nel mondo del lavoro, mi viene il dubbio: ma sarà stato tutto a norma e perfettamente a posto? I controlli chi di dovere li faceva? I rappresentanti sindacali della sicurezza avevano il potere e dovere di vigilanza che gli spetta secondo la legge 626? Le Rsu o piuttosto le Rsa erano presenti ed efficienti a tutelare i lavoratori di quella acciaieria? O piuttosto, come leggevo qualche giorno fa, i siderurgici hanno barattato l'orario di lavoro per la paga un pò più alta di quella di un altro lavoratore? E se lo hanno fatto perchè e da cosa in qualche maniera sono stati costretti a farlo?
Persino Fassino, fautore del Pd con dentro la Binetti (mah) si è accorto che sono per lo meno diecianni non si parla, non si fanno inchieste, non si porta rispetto e dignità al Lavoro e ai Lavoratori come creatori, insieme al mondo dell'imprenditoria e della finanza, della ricchezza di uno stato; al contrario si sente parlare continuamente del costo del lavoro enorme ed insostenibile (!) il quale sarebbe la causa di fallimento di qualsiasi azienda se gli amministratori della stessa non prendessero adeguati provvedimenti - saranno mai gli esuberi, i risparmi sulla sicurezza, i lavoratori immigrati, quelli in nero? - di questi lavoratori italiani senza spirito di patria che non accettano la confusione fra precarietà e flessibilità, che non accettano si parli si legge Biagi per commuovere la gente ma vogliono sia chiamata legge 30 ossia con un numero come si fa per le altre.
C'è qualcosa di profondamente sbagliato e pericoloso nel credere che l'economia possa tutto e che una finanza disinibita e creativa come la abbiamo vista in questi anni risolva i problemi e mantenga gli equilibri economici di uno stato.
E' nella nostra Costituzione: questa Repubblica è fondata sul lavoro; che deve essere sicuro, dignitoso, giustamente retribuito e ragionevolmente garantito. Lavoro e lavoratori fanno la ricchezza di uno Stato.

A sinistra della videata trovate la petizione online del quotidiano la Repubblica, se lo credete giusto per favore firmate

domenica 9 dicembre 2007

Il Carnevale della Rete

Jacques Attali (Attalì in francese), consigliere di Sarkozy, che sempre ragiona di macroeconomia, si è stavolta misurato con l'amore. Attali dice in buona sostanza che la Rete non ha inventato nulla, nulla almeno di diverso dal Carnevale di cui i nicks che si usano in chat e messaggeria istantanea sarebbe la maschera con la quale liberare immaginazioni, pensieri, realizzare vite che non si hanno, presentarsi come in realtà non si è. Attenzione, non bisogna pensare solo ad un inganno malefico dell'altro, consapevolmente deciso per i propri fini difficilmente troppo nobili, ma una sorta di effetto dei mezzi che si usa il quale ci trasforma e ci trasformerà. Senza dubbio per quanto l'amore.
Dice Attalì che se l'amore è - come anche io credo - superare il sè, la Rete che consente libertà assoluta all'individuo, nello stesso tempo imprigiona l'individuo nel "sè" e nella solitudine che inesorabilmente ne deriva. Se l'amore è - come anch'io credo - un progetto con un'altra persona, di cui il primo progetto è abbandonare il "sè, chiusi nel nostro "sè" noi scopriremo altri volti dell'amore. Conosceremo dunque come forma perfetta la masturbazione, perchè imprigionati nel "sè" noi non conosceremo, se mai lo abbiamo conosciuto, un sesso che sia comunicazione e mezzo per realizzarsi e superarsi. Abbandoneremo la monogamia che appunto era una condizione per il progetto e ci avvieremo alla poligamia. Il desiderio non sarà lo strumento dell'amore, ma il solo fine per appagare il proprio "sè".
Ovviamente questa libertà estrema che imprigiona nel "sè" ed è infine solitudine, non riguarda sola Rete, ma la nostra vita in toto. Attali cita come esempio la musica: ci si fa una playlist da sè, la si ascolta in cuffiette separati da tutti e per separarsi da tutti; un esempio molto esplicativo.
Io spesso leggo in un forum lamentele di utenti che protestano di non potere confrontarsi, instaurare rapporti veri e creativi; il primo mio pensiero è che loro stessi sia imprigionati nella solitudine del "sè" e che non cerchino di uscirne, quanto di fargli spazio per essere un "sè" in mezzo a soli e disorientati "sè".
Una sera parlavamo con Loggino di quale sia l'appagamento dell'intortare rapporti così come ci si cambia i calzini? Sono coccole e carezze al proprio solitario "sè" che nella seriale ripetitività di un comportamento, manifesta la sua assoluta assenza di intenzione di uscire dal "sè". Il desiderio non è lo strumento e il percorso dell'amore, ma il solo fine.
Potete leggere interamente l'articolo sull'Espresso di questa settimana.

martedì 4 dicembre 2007

Marmellata di mandarini



Ingredienti:
- una giornata che avete deciso di restarvene a casa, tanto fuori fa freddo e pur essendo di buon umore non avete voglia di vedere nessuno, senza offesa per tutti i nessuno;
- due chili e mezzo di mandarini;
- un chilo e due etti di zucchero;
- acqua q.b.


Strumenti necessari per la lavorazione:
- la nona sinfonia di Beethoven;
- un impianto stereo;
- un coltellino affilato;
- un tagliere dal quale avrete tolto ogni residuo di odore estraneo, anche con la varechina se dovesse essere necessaria;
- una pentola capace, tipo quella che usate per fare il minestrone;
- un cucchiaio di legno che non avete mai - dico mai - usato per ad esempio rimenare il soffritto;
- vasetti di vetro di varie dimensioni - importantissimo almeno uno piccolo, tipo quello dei capperi - con i rispettivi coperchi.

Tempo di esecuzione:
- quattro volte la nona sinfonia di Beethoven

La marmellata si fa in un momento di equilibrio perfetto in cui ci si sente un tutt’uno col mondo, ma ugualmente si vuole stare in disparte. Quando cioè si avverte la necessità di fare piacevolmente qualcosa che poi risulterà piacevole anche per qualcun altro. Innanzi tutto quindi bisogna avere in mente, durante tutta la lavorazione, le facce di coloro che riceveranno in dono il manufatto. Quello che conta è che l’espressione dei loro volti guidi e indirizzi i nostri gesti.
La nona sinfonia di Beethoven, e in particolare il quarto movimento, con il coro dell’Inno alla gioia, sottolinea ed esalta l’afflato che si prova.

E allora si comincia col mettere su la musica, anche perché la preparazione della frutta, diciamocelo, è una grandissima rottura.
Come si fa? Si prendono i mandarini e a uno a uno, li si pone sul tagliere e col coltello affilato li si deve pelare, ricavando delle scorzette con la sola parte arancione della buccia. Queste scorzette arancioni vanno poi tagliate a striscioline e messe nella pentola: faranno parte della marmellata. Attenzione: la parte bianca della buccia è lassativa, quindi per favore evitate di lasciarne sulle scorzette, altrimenti son dolori.
Ogni mandarino privato della buccia deve essere poi ulteriormente sbucciato "a vivo", cioè tirando via anche la pellicina che ricopre gli spicchi. Insomma, per quanto potete, tagliate via quel che c'è di bianco in un mandarino, e lasciate solo la parte arancione. Ogni mandarino, così pelato a vivo, deve essere fatto a rondelle (toglierete così anche i semi.) e anche queste finiranno in pentola.

Quando tutti mandarini saranno stati sbucciati, la nona sinfonia sarà arrivata alla Corale dell'Inno alla gioia.
Io di solito non resisto e canto insieme al coro, perché c'è molta soddisfazione a cantare una robina così. Mi parte persino l'orgoglio per l'Europa.

Freude schöner Götterfunken,
Tochter aus Elysium,
Wir betreten feuertrunken,
Himmlische dein Heiligtum!

: Deine Zauber binden wieder,
Was die Mode streng geteilt;
Alle Menschen werden Brüder,
Wo dein sanfter Flügel weilt. :

Bene, mentre cantate dovreste avere negli occhi il sorriso di chi amate, di chi avete amato e di chi magari non amate ancora, ma insomma, ci state facendo un pensiero.
Proseguiamo: coprite con acqua quanto basta la polpa e le scorzette, quindi aggiungete un chilo e due etti di zucchero e mettete sul fuoco la pentola. All'inizio potete anche tenere il fuoco alto, perché il tutto dovrà bollire come un minestrone. Quando raggiunge l'ebollizione abbassate la fiamma e dedicatevi pure ad altre faccende. Ogni tanto darete una rimestata col cucchiaio di legno, nulla più. Godetevi il fantastico profumo che si sparge per casa, vi sembrerà di essere dentro ad un caramellificio. Dopo un'ora e mezza circa dovrebbe essere pronta, comunque prima di toglierla dal fuoco occorre fare la prova della consistenza della marmellata.

Ovvero: raccogliete un po' di marmellata su un cucchiaio e poi inclinatelo a 45°. La marmellata deve colare lentamente e parte di essa deve rimanere attaccata al cucchiaio.
Lasciate raffreddare un po', e poi invasate e chiudete i vasetti con i loro coperchi quando la marmellata è ancora calda. L'avanzo che vi resta nella pentola sarà raccolto nel vasetto piccolo dei capperi.
Dopo un po' sentirete una serie di "tac!". Sono i coperchi che si schiacciano per la pressione esterna e i vasetti vanno sotto vuoto.
Le etichette dei vasetti ve le lascio fare come meglio credete, comunque è opportuno metterle...

sabato 1 dicembre 2007

Stop Aids - 1 dicembre 2007

Il primo post di questo blog fu il 1 dicembre del 2006, fu postato da me e corrispose appunto alla Giornata Mondiale contro l?Aids. Oggi è dunque, molto meno importante in verità, il primo anniversario della nostra "creatura"

Quest'anno non scriverò alcunchè su questa devastante malattia, perchè tutto è stato detto e a questo punto appare di circostanza e di maniera: è solo importante ricordare che l'Aids uccide ancora ed in Italia l'epidemia è in lieve ripresa. Ricordate solo che proteggere e proteggersi dall'Aids è un atto d'amore e dove amore non sussista è rispetto della vita altrui.

Quest'anno di blog, anche se come dice Loggino siamo rimaste noi due a scrivere, a me è piaciuto. Gliene ne auguro un altro con qualche collaboratore in più sì, ma anche cercando di conservare quelli che ci sono, mentre un pensiero e un sorriso va a Ulixes che è stata molto brava, a Bartle che speriamo di ritrovare presto. Gentili signore, sarò anche di parte, ma fossero tutti i blogs del pazzesco mondo di Internet come è il nostro. Noi non abbiamo scritto solo di noi, noi non abbiamo contemplato il nostro ombelico, noi abbiamo criticato ma mai speso una sola parola di offesa e di odio verso nessuno, noi abbiamo giocato con intelligenza, abbiamo riflettuto senza appesantirlo, abbiamo parlato di noi stesse senza esibizionismo, ma soprattutto noi siamo state in questo anno qui dentro come siamo nella vita vera: quale più grande successo potevamo aspettarci da noi?