domenica 19 dicembre 2010


Stupendo. Leggibilissimo grazie ad una scrittura scorrevole e precisa.
Un incanto che comincia già dal titolo, dalla parola stessa che con il suo suono antico e sconosciuto ti porta nel mistero delle cose semplici, veri, basilari: la morte come la nascita dice una delle protagoniste non avviene da sè, nessuno nasce da sè, si taglia il cordone ombelicale da sè, si lava del sangue, si fascia e allora perchè non capire che anche morire può essere impossibile farlo da sè. Le cose della nostra vita, senza tanta filosofia e parole: concludere, finire. Un romanzo che pare finito nel titolo. Eppure una storia c'è e racconta di un uso dei tempi in cui l'Italia era poverissima e la Sardegna, ossia quello di dare un figlio ad un altra donna che non ne aveva avuti o non poteva averne: i figli d'anima; si faceva dappertutto nell'antica Italia dalle famiglie troppo numerose.
Come sono i figli d'anima: figli, perchè forse solo con l'anima si ha un figlio e con l'anima si hanno padre e madre, il sangue è un'invenzione come l'istinto materno che si confonde con quello di procreare o con il dovere di farlo.
L'Accabadora non è il sostituto di Dio, non ha il potere di vita e di morte. Bravissima l'autrice a non farci cadere nemmeno per un attimo il racconto, ma ha il potere di avere il mistero della vita e della morte. Duro, aspro e splendente come la verità. Leggetelo.

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