Avevo 15anni o giù di lì quando cominciai a leggere
La Repubblica e conseguentemente l’Espresso, che mio fratello più grande di me
acquistava e quindi girava.per casa, ma tranquilli c’era anche Tex e Topolino. Non eravamo una
famiglia politicizzata e meno ancora intellettuale, semplicemente mia madre
donna non colta ma molto intelligente, non pensava che i soldi spesi in
giornali erano soldi buttati; ci lasciava fare, chiedendo solo di contenerci un
po’ perché i soldi erano pochi.
Posso dunque affermare che quello che ho imparato a
ragionare di poltica e società l’ho imparato da là; e il fondatore Scalfari
insieme ai gloriosi direttori dei puri dell’Espresso era un faro per me.
Poi ho smesso, non di leggere i giornali
naturalmente, ma di leggerne uno solo e soprattutto di leggere solo l’informazione
cartacea, come è accaduto per molti ho cominciato ad attingere dalla Rete le
informazioni che mi servono per capire il mio Paese e il mio tempo.
Tuttavia stamattina l’editoriale di Scalfari è un
dispiacere, come lo è stato quello sulla procura di Palermo, per altro.
Dunque Scalfari scrive, anzi chiede al prof. Rodotà
come ha potuto essere il candidato del M5S?
Semplicemente perché non lo era, innanzitutto, o
meglio sì lo era perché il movimento ha battuto tutti a nominarlo candidato, ma
il nome del Professore girava in Rete e non solo da tempo; e soprattutto doveva
essere fatto dal Pd, altro che Marini! Possiamo discutere ore sul fatto del perché
il M5S abbia candidato Rodotà europeista e portatore di tutti i grandi valori
da lui incarnati? Per liquefare il Pd?
Il Pd ha al suo interno cattolici e per carità di
patria taciamo il resto, e dunque un’autorevolezza laica come quella di Rodotà
lo avrebbe non spaccato, bensì
liquefatto come è comunque accaduto.
Il dispiacere nasce dal fatto che Scalfari descriva
i giovani del Pd come giovanetti da abbindolare e il suo amico da sessantanni (sue
parole) come dissennato poiché ha accettato la candidatura M5S.
Vorrei ricordare che il Presidente rieletto
Napolitano –pover’uomo – è stato eletto con i voti del solo centrosinistra, ma
è stato e nessuno può negarlo, il Presidente di tutti e neanche questo nessuno
può negarlo; neanche il M5S.
Vorrà per caso Scalfari cancellarci dalla memoria e
dalle sensazione il fatto che Rodotà per molti degli elettori Pdi, del M5S e
non solo è il Presidente e quello che lui incarnava da candidato è il nostro
desiderio, necessità. Vuole prenderci a schiaffi come se dovessimo rinsavire,
piantarla di pensare che tutti indifferentemente dal nostro orientamento
politico, se solo riteniamo un valore il diritto, la laicità e soprattutto
poniamo la nostra Costituzione sopra a tutto nel regolare la nostra vita di
comunità lo avremmo visto e trovato nel prof. Rodotà.
Peggio è solo quando ci ricordano che Grillo lo
insultò per le sue pensioni e Rodotà nel luglio dello scorso anno definì Grillo pericoloso. Bè D’Alema e Marini affossarono il governo
Prodi assieme a Cossiga che a differenza dei primi non ha mai negato. Grillo
chiamò Napolitano prima Orfeo e poi “mio Presidente” quando gli garbava –da notare
il toscanismo . Potrei andare avanti per pagine e pagine, ricordando lo
Scalfari stesso quando era dalle parte dei giudici di Palermo e quando,
cambiata aria, di colpo avevano fatto indagini che non avevano portato ad alcunché
secondo lui.
Cambiare opinione è giusto e sano. Girare le carte
come fatto da Scalfari, è un’amarezza di più in queste giornate terribili per
le istituzioni, per lo spettacolo indecente del Pd che non doveva mai nascere
così come è, quello si è uno schiaffo bruciante sul viso e il destino dei
cittadini che hanno sperato in un cambiamento, poiché negli anni a venire occorrerà
rimodellare il nostro sistema e sarà fatto grazie ad un inciucio immondo ed è
immondo perché a farlo sono stati tutti coloro che hanno ridotto il Paese così
com’è; e non perché è un inciucio.
Nella mia Regione oggi si vota, fra l’altro.
La Regione è anagraficamente vecchia e quindi per ragioni storiche - noi eravamo l'estremo confine italiano con i paesi del blocco -anticomunista. Tant'è che abbiamo eletto Illy che non era certo un comunista sovversivo.
Tondo ha una macchia notevole e cioè l'aver firmato il patto per la macroregione. Si sente chiedere se in futuro dopo quelli di Roma verranno a comandare gli altri di Milano. Inoltre la faccenda dei rimborsi elettorali e altri privilegi, ma anche solo dichiarazioni della casta in questi anni, sono risultati estremamente irritanti per i cittadini della Regione che è provata dalla crisi, poichè la microimpresa è il nostro tessuto produttivo. Nel manzanese c'è stata una strage di piccole aziende.
Noi siamo la sola regione a pagarci la sanità da noi, il nostro sistema sanitario regge, ma decade piano piano e la certezza di sprechi e clientelare amministrazione ci sta facendo crescere la nausea. Dell'assessore Kosich si parla per la sua moderna e bellissima villa sul Carso triestino, non certo per come ha amministrato la sanità. e taciamo il resto per carità della Regione.
Quest'anno noi celebriamo, ma tutto tace non a caso, i 50anni di autonomia e l'idea di perderla, trasversalmente ci fa incazzare come bestie. Inoltre la Regione è piccola, i candidati li conosciamo di persona, ci facciamo la nostra vita di tutti i giorni insieme e non solo in occasione delle elezioni. Il rapporto è molto stretto. I candidati sono venuti porta a porta a suonare il campanello e presentarsi. Io chiamo ancora sindaco un rappresentante Pd, anche se non lo è più.
La Serracchiani è appoggiata dal Pd sì, ma anche da una lista civica di cittadini per lei, non per il Pd e si pensa che i voti degli elettori convergeranno lì per protesta contro il partito oppure su Sel, ma molti migreranno, come a livello nazionale, per protesta al M5S determinando come a livello nazionale un risultato stupefacente, ma lo stesso fraintendimento fra eletti ed elettori. Il M5S è visto come quelli del computer e di Grillo o quelli che spaccheranno tutto; dove lo spaccheranno- noi siamo molto pragmatici - è nel sentire una rivolta nel senso dell'onestà, dell'efficenza e della serietà e non le lacerazioni di una rivoluzione. Per dire un movimento qui si chiama "Vonde monadis" tradotto dal friulano in basta pagliacciate.
Del M5S si ipotizza un'affermazione eclatante dello stesso in città come Trieste e Udine, ma l'area montana - dove si registra il calo più grave di affluenza e da dove proviene Tondo, - difficilmente vedrà un'affermarsi del M5S. In ogni caso la bassa affluenza in una regione come il - giornalisti leggete e non scindete più il nome della Regione perchè da noi la cosa è seria e non solo un'abbrevazione- Friuli Venezia Gulia è un segnale grave, poichè non è nelle nostre abitudini la disaffezione al voto.
Potrei tradurvi nei nostri dialetti la frase dominante: sono tutti uguali, e in questa lapidaria affermazione non si salvano neppure i movimenti autonomisti.
Inoltre le prove di coerenza della Serracchiani, che in ogni caso è una persona perbene e capace, non sono state brillanti. Ha certamente fatto bene a puntare sull'orgoglio, indipendenza politica e autonomia della Regione - speriamo le realizzi poi - che come già detto sono un tema giustamente molto sentito e gravemente bistrattato da Tondo.
Infine, è facile concludere che una così bassa affluenza, tecnicamente non consente una giusta valutazione se non che quando essa avviene generalmente colpisce lo schieramento uscente. Si considera inoltre che la legge Illy ideata per assicurare stabilità politica in una regione senza ballottaggio, in caso di vittoria del M5S darebbe allo stesso l'en plein totale (il rafforzativo serve ad indicarvi la pienezza) e in effetti questa sarebbe la prima regione italiana governata dallo stesso movimento.
Come per tutti i desideri della maggioranza dei miei concittadini non mi permetto giudizio alcuno, seppure non nascondo le mie perplessità.
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