Stamattina sul giornale c'era una foto dei suoi piedi, perchè cantava a piedi nudi forse per mettersi in contatto con la Terra. Nel suo paese una donna che fa la cantante era una prostituta; da noi per qualcuno oltre che "abbronzati" i negri sanno solo cantare e ballare. Miriam Makeba nel '63 raccontò, recandosi alle Nazioni Unite, cosa accadeva nel Sudafrica e cosa era l'apartheid, perse contratti e fu espulsa dal suo paese, solo una delle tante ritorsioni che subì per il suo impegno e coraggio civile.
Cantava ed interveniva solo dove voleva lei, a sua assoluta discrezione. Prima di imbarcare la salma esponenti di due religioni l'hanno benedetta. A Castel Volturno c'era venuta per un concentro a favore di Roberto Saviano...c'entrano gli schiavi e l'apartheid. Il giorno prima per il concerto avevano chiesto il pizzo.
Cantava a piedi nudi sul palcoscenico per mettersi a contatto con la Terra come chi si ribella al destino - eppure è forse destino la sua morte sul palcoscenico, forse quello giusto come ha detto Mandela - come chi ha trovato la voce del suo cuore, di chi si scioglie dalle catene degli altri, da chi ti dice cosa devi essere, cosa devi pensare, da quello che sembra impossibile cambiare, dall'impossibilità di sperare e non c'entra la "musica dei selvaggi" dei programmi dei nostri Conservatori: è la nostra voce, unica per ciascuno di noi che non si mette in coro, ma accompagna chi canta con te.
Dicono gli Ebrei che nel mondo, anche nel momento del maggiore disastro e della più atroce follia come fu l'Olocausto, ci sono 30 giusti, lei era uno di quelli. Se ne deve andare uno perchè ne possa nascere un altro, questa è la legge del nascere e morire, magari ricordandosi che questo mondo ha avuto la fortuna di avere e conoscere Miriam Zenzile Makeba.
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