sabato 15 novembre 2008

Giornata Mondiale Contro la Violenza sulle Donne - 25/11/08


Il 25 novembre è stato dichiarato con la risoluzione 54/134 del 1999 Giornata Mondiale Contro la violenza sulle Donne. Inizia quel giorno di ogni anno un periodo di mobilitazione costellato da 5 date simboliche: il 29 novembre (Giornata Mondiale dei Difensori dei Diritti delle Donne), il 1° dicembre (Giornata Mondiale della Lotta all’AIDS), il 6 dicembre (anniversario del massacro di Montreal del 1989 e per ricordare il brutale assassinio delle tre sorelle Maribal, uccise barbaramente il 25 novembre del 1960 a Santo Domingo dagli squadroni della morte del dittatore Trujillo), il 10 dicembre (Giornata Mondiale dei Diritti Umani). I diritti delle donne sono diritti umani a tutti gli effetti e qualunque violazione di questi diritti - fisica e psicologica - è pertanto una violazione dei diritti umani.

Come detto lo scorso anno, le cifre delle vittime della violenza sulle donne sono cifre da guerra, una guerra più insensata delle più insensate delle guerre, una follia pura che riguarda tutte le donne anche le più protette e garantite e i loro uomini siano essi mariti, padri, fratelli, figli, amici e compagni di vita, di lavoro, di studio, in ogni luogo e momento del nostro vivere insieme una vita libera dalla violenza e dall’ignoranza.


Questa campagna pubblicitaria (ma anche molte altre, sebbene studiosi ci raccomandino l'importanza di un messaggio e di un'immagine corretta della donna che possa contribuire ad un cambiamento culturale ogni giorno evidentemente più necessario) di qualche tempo fa densa di riferimenti sessuali, di ammiccamenti della peggior specie estremamente offensivi per la dignità della donna, che evoca il branco, non ha indignato alcuno di quei politici, benpensanti, cattolici bacchettoni come invece ha fatto quella scelta da Telefono Donna per la Giornata Mondiale Contro la Violenza sulla Donna con l'intenzione di affiggerne 500 copie nel comune di Milano; addirittura per opposizione ad essa si è tornati ad evocare la blasfema provocazione della rana crocifissa e Ratzinger vestito da trans come se i messaggi potessero essere resi uguali.

Ora anche un bambino sa che la croce, quella Croce, è segno di sofferenza, di calvario, di abuso sull’innocente, sull’indifeso. E’ comune dire, quando le nostre vite passano quelle fasi inevitabili di dolore: mi sento in croce, porto la mia croce. Insomma, quelli che non si indignati per la sentenza Diaz ma per quella Englaro sì, hanno colpito ancora e si sono sentiti offesi, perchè baciare il crocifisso e magari poi a casa picchiare la moglie non è bello vederselo scaraventato sui cartelloni delle vie della città. Eppure Gesù amava le donne ed è stato il cristianesimo a mettere una donna, la Madonna ossia sua madre, fra le icone imprescindibili della fede cristiana cambiando la storia e i costumi del suo tempo.

Portano la croce tutte le migliaia di donne che ancora oggi in tutto il mondo subiscono la violenza, il medievalismo religioso, politico e culturale, l’indifferenza del più forte che le rende mutilate, abusate nel corpo e nell’anima, assassinate, private del diritto inviolabile ad una vita libera e dignitosa.

Si dice che la sofferenza ci avvicini al Cristo che soffrì per la nostra salvezza e per questo debba essere sopportata come lui la sopportò per noi, dunque sono donne in croce.


Roma, Piazza Esedra 22 novembre 2008 ore 14

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