martedì 14 ottobre 2008
Le Cinque Persone che Incontri in Cielo
Vi presento un libro non nuovo, risale al 2005, di un autore pressochè sconosciuto per me - Mitch Albom - consigliatomi, tenendo conto del momento che sto vivendo. Quando sono andata in libreria a comperarlo, la libraia leggendomi la lista dei volumi che aveva a disposizione dell'autore, ha farfugliato e abbassato la la voce nominando il titolo, sottointendendo: non vorrà mica questa roba dopo che già si è sbagliata sul nome dell'autore? In effetti mi è uscito dalla memoria in tutte le variabili immaginabili ossia john - tutti gli americani si chiamano per lo più john - ablom, amlon, alom abmol ecc. ecc.. Sì, va bene mi dia anche questo e con la mia borsa con il logo della casa editrice me ne sono uscita come sempre soddisfatta dalla libreria, però pensando mah chissà che roba mi fanno leggere. Dei miei nuovi acquisti che ho iniziato a leggere per lungo tempo è rimasto là, ultimo, in fondo alla pila, con la sua copertina gialla, quei caratteri di stampa bislacchi e troppo grandi ma necessari per riempire un tot di pagine - chi compra libri talvolta ragiona: guarda qui trenta euro per cento pagine - che giustificassero il prezzo del libro sempre, troppo alto per carta e cartone, ma l'editoria non è diversa come commercio dal vendita delle scatolette di tonno, anche se dovrebbe esserlo, e dunque bisogna ammortizzare, far pagare la griffe, la confezione, la distribuzione e l'investimento per produrlo.
Inizio a leggerlo, a notare una scrittura in fondo non molto ricercata, sebbene precisa, che non descrive moltissimo affidandosi a chi lo legge: l'otto volante è un sali e scendi, che sia colorato è ovvio e il lettore lo sa immaginare da sè, perchè riscriverglielo? Per riempire pagine? L'autore o è pigro o è rispettoso.
L'Autore insomma ci dice che la morte è un ponte su cui capire la nostra vita e il suo senso. Ci mette all'erta sulle cose che non vediamo, non percepiamo e dunque ci confondo e ci induco a sbagliare, rivelandoci quella che sembra un'ovvietà ossia che ciascuno di noi è nella vita dell'altro, ma troppo spesso noi ce lo scordiamo. Ci parla dell'amore e del bene, della guerra e del tempo.
La sensazione è stata che lui non credesse ai corpi evanescenti e al contorno che ha inventato, ma che ci abbia creduto per scrivere questo libro e per dirci attraverso di esso qualcosa che forse non è vero, non lo sappiamo, ma sicuramente noi lo abbiano perduto qualora l'avessimo avuto: la consapevolezza delle cose importanti e di quanto poche esse siano.
Buona lettura.
Mitch Albom - Le Cinque Persone che Incontri in Cielo - BUR Edizioni
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4 commenti:
Da come l'hai descritto mi ricorda tanto un libro che ho letto questa estate e che mi è piacuto molto. Il Bar Clestiale di Tom Youngholm (anche questo olm, holm etc).
Scusa sono un po' dislessica: Il Bar Celestiale!!!!!
Ciao Acqua grazie della vista
E' sempre un piacere...
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