venerdì 28 dicembre 2007

Benazir Bhutto, 27 dicembre 2007

La signora con il velo, la libertà con il velo non c'è più. Come lei stessa aveva temuto è stata assassinata ieri a Rawalpindi. Lasciava il comizio al quale aveva partecipato su un'auto blindata, circondata da guardie del corpo, ma ha voluto sporgersi dal tettuccio lasciato aperto per salutare la folla e la gente, la sua gente, le è costato la vita. E' morta tragicamente, come suo padre prima di lei impiccato dopo il colpo di stato e i suo due fratelli. L'attentato è stato rivendicato da Al Qaeda. Accuse piovono sul governo, forse tutti e due insieme hanno spento per sempre il coraggio di una donna con il velo. Amatissima in Occidente, invocata dai dissidenti del governo in carica, donna colta ed energica, nata e cresciuta in una famiglia che per il Pakistan è come quella dei Kennedy negli Stati Uniti, i Gandhi in India, era rientrata nel suo Paese dopo otto anni di volontario esilio in seguito alle false accuse di corruzione per le quali fu destituita, a gennaio avrebbe partecipato con il suo partito alle elezioni per un nuovo governo. Prima donna musulmana ad essere capo di governo, era la speranza del Pakistan di una ribellione all'integralisto che sta rialzando la testa. Aveva dalla sua parte il popolo, ma loro le armi e per ora quelle vincono ancora.
Io me la ricordo ,- l'ho già scritto in questo blog, ero una ragazzina - a fianco della duchessa di Windsor durante un torneo di Wimbledon, ospite in Inghilterra negli anni in cui era capo di governo, bella dallo sguardo volitivo e fiero, laica ma con il velo come nella foto. Mi colpì per il suo coraggio, la sua libertà e la sua forza di determinazione a sacrificarsi - lo sappiamo ora - per un Pakistan moderno, combattendo senza rinunciare al velo. Con lei sono morti altre 128 persone e 248 sono i feriti: una carneficina, che con la sua morte getta il Pakistan nel caos e noi in un serio timore per la pace. Con lei muore la speranza per l' Afganisthan di liberarsi dei telebani e dei suoi conniventi che si sa hanno appoggio in Pakistan e per esso la speranza di non cadere nell'integralismo. Muore nella blindata Rawalpindi, nonostante la scorta che le spettava in quanto ex primo ministro, scorta affidata all'Isi - ossia i servizi segreti pakistani - così come di loro competenza era la sicurezza nella città. Siamo orfani due volte perciò ossia della speranza e di una gran donna. La sua battaglia era una battaglia per un Pakistan democratico ed una sfida all'integralismo sfidato da una donna, che, secondo esso, non deve permettersi di farlo e se lo fa deve essere punita persino con la morte come è stato. Benazir - il suo nome significa Unica - diceva che nessun vero musulmano ucciderebbe mai una donna, i testi sacri lo vietano. Confidava in questo, se lo faceva lei, lo facciamo anche noi.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Peccato vigliacchi assassini. Ciao Laura

Queen ha detto...

Eh sì, come mi diceva un'amica stamattina: il mondo e le donne oggi sono più povere. Grazie della visita

Queen ha detto...

Ahhaha gentile signore! Abbiamo con sommo piacere la Circe Arcigna...benvenuta! Scrivi quando vuoi, se vuoi, quello che vuoi nei limiti della ragionevolezza :) ahahahah, ma soprattutto mille volte benvenuta!

Circe Arcigna ha detto...

Eccomi qui, grazie per il benvenuto Queen =D. Volevo solo aggiungere un piccolo commento al post sulla tragica scomparsa di Benazir Bhutto, mi auguro che tutto questo non caschi nel vuoto, anzi che la sua morte faccia in modo che le cose in Pakistan, prima ed in seguito anche in altri paesi, cambino, che finalmente quest'era di terrore che i Talebani hanno creato (e non solo loro), si concluda al più presto!

Queen ha detto...

Bernard Henri-Levy stamattina scrive sul "Corriere della Sera" che dietro al feretro della signora Bhutto avrebbero dovuto esserci i nostri più alti rappresentanti politici d'Europa e degli Stati Uniti; ed aggiunge che questo è un vuoto, una mancanza non trascurabile. Dal giorno della sua morte, su tutti i siti, i blogs di tutto il mondo c'è un ricordo di lei; noi abbiamo cercato in questo modo di riempire quel vuoto che anch'io credo sia grave. L'assassinio della signora Bhutto è stato paragonato a quello di Kennedy, di Gandhi. Non credo sia un eccesso. Questa donna era grande, pur nei suoi chiaroscuri, solo con la storia della sua famiglia con la sua immagine di donna colta, aristocratica, intelligente e carismatica che per un medievale islamismo era una provocazione senza tregua e per noi occidentali, viziati dal pensiero scontato e ad una certa debolezza, l'esempio della forza vitale della libertà e del coraggio.
Prima, mentre passeggiavo, in questo mio paese della provincia italiana, per un attimo ho immaginato come deve essere vivere in uno stato che mi costringe a chiudermi in casa, a nascondere il viso, a tacere, camminare in un pericolo costante per me come cittadina e come donna. Con questa riflessione mi unisco al tuo monito.