giovedì 29 novembre 2007

Le Benevole - J. Littell

Se - la vita è tutto un "se" - non vi farete spaventare dalle 963 pagine, misura a cui noi italiani non siamo abituati, leggerete un libro stupendo, perfetto, violento e dolente pur se il suo protagonista non si pente di alcunchè del suo passato nazista. Se, ovviamente.
Dice Maximilan Aue: cos'è la vita? Mangiare, dormire e durare il più a lungo possibile. A lui, ufficiale nazista per salvarsi dalla persecuzione per la presunta omosessualità, divenuto tale con il "culo pieno di sperma", è successo di subire quella violenza che tutta la vita evitiamo: imparare ad uccidere. Maximilian non ha mai amato - non gliene poteva fregare di meno - nessuno degli uomini con cui è stato, si è tolto una voglia, semplicemente, ma non è un comune vizioso. Maximilan ci racconta i crimini nazisti e il loro orrore dal punto di vista dei perdenti; e che avevamo intuito, qualcuno avesse potuto portare una bambola ad un piccolo ebreo sopravvissuto ad una rappresaglia, è qui una certezza. Maximilian ci racconta la violenza della vita: ucraini nazionalisti che perseguitano ebrei, dopo che sono stati perseguitati da altri russi, in una catena spaventosa. Sul bordo della fossa comune, dice Maximilian, noi facciamo uno sporco lavoro, per loro è la fine di tutto, questa è la differenza. Maximilian è affascinante come tutti i carnefici che diventano vittime, ma non si assolve nè si pente di nulla. Maximilian si chiede come e cosa è? Maximilian ci dice sono uguale a voi per questo tutto può ripetersi, perchè Maximillian è la parte nera di noi. Questo è quanto vi rimarrà dopo averlo terminato: la parte nera di voi. Guardatela; non per questo non avrete pietà delle vittime e sarete meno antinazisti.
Le Benevole sono anche dette le Eumenidi ossia le dee della vendetta, la sua, di Maximilan e sta tutta nell'avvisarci che uno sterminio è dietro all'angolo, si è già realizzato o si sta realizzando in qualche parte del mondo. L'opera storica compiuta dall'autore è encomiabile, la cultura che manifesta notevole. La scrittura e la costruzione sono come un'autopsia, sebbene la scorrevolezza sia compromessa dall'infinità di sigle e di termini sui gradi in cui si articolava la gerarchia nazista. Questa è l'opera prima di J. Littell.

Le Benevole - Jonathan Littell ed. Einaudi

domenica 25 novembre 2007

Elizabeth - The Golden Age

Si racconta che Elizabeth, sopravvissuta ad uno dei tanti attentati dei quali fu bersaglio, visitò nella Torre di Londra la sua giovanissima attentatrice che era poco più di una bambina allo scopo di graziarla. La carcerata disse alla Regina: non fatelo perchè cercherò di colpirvi di nuovo ed Elizabeth la graziò perchè non si era sottomessa neppure in quel caso, mostrando fierezza ed orgoglio di sè.
C'è tutto il carisma, l'intelligenza e il mito che nei secoli si è ripetuto e moltiplicato nella scena in cui il giovane appartenente al complotto spagnolo verso di lei, le punta la pistola contro e Sua Maestà vestita di un abito bianco si gira, lo guarda, tace allargando le mani in un breve e lento movimento in segno di resa; così come nell'esitazione del giovane c'è tutto il significato, il peso e l'intoccabilità della parola e della figura "sovrana" per gli inglesi di quel tempo, ma forse ancora un pò a tuttoggi.
C'è tutta tutta la solitudine di una donna di rara grandezza quale fu Elizabeth nel momento in cui chiede al capitano di vascello di baciarla e cade in lacrime sulle ginocchia di lui, sopraffatta dalla separazione splendida a cui la costringe il suo ruolo di regina. E c'è tutto il sovrano, il politico, la donna, la madre, la sposa di un popolo e di una terra quando Elizabeth esce vestita del più femminile degli abiti femminili, ossia una camicia da notte, a guardare dalla scogliera la sconfitta della flotta spagnola.
Un continuo ricercare l' equilibrio fra il sovrano e la donna è questo film entusiasmante, per il quale non capisco tutte le critiche sulla brevità dello scontro navale che invece mi è sembrato proporzionato poichè non è una cronaca storica o un film di guerra, ma il racconto degli atti, le inquietudini, le domande di una delle sovrane d'Inghilterra più amate, di una donna eccezionale nel suo passato tragico e nella personalità magnetica.
A chi volesse conoscere altre interpretazioni del personaggio controverso ed indimenticabile nella storia del genere umano che è stata la Regina Elisabetta I, consiglio "Lo Specchio di Elizabeth" di Nadia Fusini ed. Mondadori, edito qualche anno fa e piuttosto sconosciuto, ma affascinante ed intrigante come lei e la sua vicenda umana.
Il film si conclude con le parole di Elizabeth sulla sua incontestabile libertà non avendo marito, figli o altro ed essendosi dedicata solo all'Inghilterra: sono libera, sono me stessa, dice. Da rividere e lo rivedrò come più volte ho visto il primo.
Il film è stato giudicato dai critici troppo sull'onda dell'emozione, secondo me sbagliando. E' un film dalle scene spettacolari, dalla fotografia perfetta, sul potere in mano ad una donna eccezionale. Cate Blanchett dieci anni dopo il primo è Elizabeth pienamente, il film sembra essere suo come il personaggio, al resto del cast resta molto poco da interpretare, però anche loro lo fanno benissimo.

martedì 6 novembre 2007

Pari, senza alcun potere

Una sera guardavo la tv, c'era la guerra in Bosnia e la pulizia etnica che causò lo stupro di centinaia di donne musulmane, quando mi girai indignata, disgustata come può esserlo solo una donna davanti alla violenza sessuale, verso il carissimo amico che era con me e gli dissi: ma che caspita di cosa siete voi uomini! E lui fra l'offeso e l'imbarazzato mi rispose: non è ferocia come pensi, è espressione di potere. Noi perdiamo la nostra “intoccabilità” quando perdiamo il nostro potere. Ed era vero: gli uomini subiscono violenza quando perdono la loro forza che è alla base del potere quando sono prigionieri, quando sono deboli, quando sono omosessuali e giudicati perciò mezzi uomini, quando perdono la guerra.

Mia nonna china nel campo era un essere inferiore che qualsiasi maschio, - perchè c'è una differenza fra uomo e maschio, - passasse e avesse voglia poteva prendersi e lei non poteva reagire.. Un buco e basta. Essendo meno di nulla non poteva reagire, nemmeno lo concepiva. Nemmeno poteva dirlo alle altre donne perchè per le altre sarebbe stato guardare la paura e la certezza di non potere difendersi, né proteggersi.

Le sue figlie, mia madre e mia zia, a volte a cena alzavano la testa verso il soffitto quando sentivano bestemmie, grida e rumore di cose che cadevano. Mia zia, che non era più una ragazza ma aveva ancora il "moroso" il quale di mestiere faceva il poliziotto, lo guardava e lui diceva: avrà bevuto. Il giorno dopo zia e mamma guardavano il viso della vicina e quando la sera arrivava il "moroso" di zia e magari lui discutendo alzava la voce, zia sbottava: che ti credi di essere padrone qua dentro! Il nonno ritornava tardi dall'osteria che gestiva e parlavano di quello del piano di sopra. Quella sera gli avevano dato "una man di bianco".

Io, sua nipote, ho dietro di me milioni di donne che con le loro lotte e le loro lacrime, persino vite, di uomini anche, che con la loro genialità mi hanno dato una dignità, mi hanno dato tutti i dirittti di persona uguale e libera. Soprattutto loro mi hanno dato il diritto di dire no, no e basta. Stop. Io mi giro verso le altre donne, ma sempre più spesso io ancora non le trovo, e allora non posso dire loro che attenzione manca poco io sia di nuovo come mia nonna e che ho paura perchè so di non potermi proteggere e di essere sola a difendermi.


Manifestazione Nazionale Contro la Violenza sulle Donne, Roma 24 novembre 2007, ore 14. Sul sito di cui vedete il banner a sinistra della videata, c'è l'appello a cui potete, o meglio dovreste, aderire se credete come lo crediamo noi che la violenza sulla donna sia un Crimine contro l'Umanità e se credete che 14 milioni di donne italiane vittime di almeno una violenza sessuale, famigliare e psichica siano non solo le cifre di una guerra ma soprattutto troppe oltre ogni limite.