Ingredienti:
· 250 g mandorle pelate
· 120 g farina 00
· 3 albumi
· 240 g di zucchero
· 50 cl di rosolio bianco
· 50 cl di alchermes
· 2 cucchiai di acqua di rose
· 3 cucchiai colmi di cacao in polvere
· 1 bustina di vanillina
Preparazione:
Spargete le mandorle su una placca e fatele tostare in forno caldo a 180°. Fate attenzione a non colorirle troppo, si devono solo asciugare. Toglietele dal forno, fatele raffreddare bene e tritatele il più finemente possibile.
Montate a neve i tre albumi, aggiungete a cucchiaiate la farina, lo zucchero e le mandorle tritate cercando di non smontare troppo la neve. Dividete in tre parti la massa ed aggiungete alla prima i tre cucchiai di cacao e un pizzico di vaniglia, alla seconda la vaniglia restante ed il rosolio e alla terza l'acqua di rose e l'alchermes.
Fate delle palline della grandezza di una ciliegia e mettetele su una placca coperta di carta forno. Riscaldate il forno a non più di 100° e fatele rassodare. Ritiratele quando saranno asciutte.
Questo è un tipico dolce delle mie parti in occasione della commemorazione dei defunti (tocchiamo ferro) ed io non ne sono golosa...di più! Sono come le ciliegie ossia una tira l'altra, siccome ho voglia di coccole - sono influenzata e altre tragedie che non interessano a nessuno - stasera, alla faccia della dieta, con amici me le mangio. Sono un bel dolce, perchè forniscono quella soddisfazione del palato senza impegnarvi chini su un piatto; si può benissimo continuare a parlare e con non chalance pescarle dal sacchetto. Un sorso di tè o tisana, di vino o di liquore e potete proseguire nella vostra conversazione, ridere senza sputacchiare briciole in ogni dove. Come vedete sono colorate e queste le rende allegre sulle tavola. Io preferisco quelle nere e quelle rosse ossia quelle di cioccolato e quelle di alchemers che ne determina il colore, ma è vero anche che ho un debole per il nero e il rosso è il colore della passione posata su una nera, equilibrata e saggia razionalità: la perfezione...che non è di questo mondo. Pazienza. Comunque sia, un sacchetto di fave - che sono sia di produzione artigianale e sia di produzione industriale, ma non c'è paragone con le prime - è una metafora della vita: il nero della sfiga, del lutto, della necessità di scelta e serietà, il rosso della passione dell'innamoramento, della gioia di un sogno realizzato, di una meta raggiunta attraverso il nero della costanza e il bianco del sacro, del virginale e della purezza che anche il più immorale ha - il difficile è riconoscerla. Ci sono anche le fave verdi come la speranza senza la quale non potremmo vivere. A me ora nella mia vita ne serve molta per tutto e dunque va da sè che stasera devo mangiare favette verdi onde sortire un effetto scaramantico, sono perciò scusata nella mia golosa debolezza per un dolce che quand'ero bambina si comperava solo in questi giorni e un solo sacchetto perchè i soldi erano pochi e le favette costavano molto.
3 commenti:
Mangia una favetta verde anche per me Queen, ne ho bisogno anch'io.
Ti abbraccio forte.
Ciao Loggi, mi sacrifico volntieri ecco. E ti dico, a te come a me, coraggio. :)
COMUNICAZIONE DI SERVIZIO
Gentili Signore, violata la psw di Bartle, ho aggiunto dei link che spero vi aggradino. Vi ricordo, qualora lo desideriate, di segnalarmi i vostri preferiti.
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