E’ in scena al Teatro Grassi di Milano "Don Chisciotte – frammenti di un discorso teatrale" con la regia di Maurizio Scaparro, musiche di Eugenio Bennato, i pupi (sì sì, i pupi siciliani) dei Figli d’Arte Cuticchio.
"Oggi più di ieri, proviamo a ricordare come la figura di Don Chisciotte rappresenti la solitudine crescente del diverso, del "pazzo", del sognatore, dello scienziato, del poeta e di chiunque tenti di sfuggire all’omologazione del pensiero e dei sentimenti" (Scaparro).
Quest'anno ho fatto l’abbonamento per sei rappresentazioni a teatro, fra le tante scelte potevo perdermelo?
Inseguo e perseguo un sogno da una vita.
Mi ostino a cercare la bellezza dell’amore cosmico onesto puro incondizionato.
Cado rapita dalla follia ingenua dell’incanto promesso e mai mantenuto.
Dopo adeguato periodo di elaborazione e macerazione finisco sempre a ridere dei tanti abbagli presi.
Abbaio dolore e scodinzolo allegria.
Potevo perdermelo?
No.
Don Chisciotte è il sogno impossibile che attraversa il mondo, i suoi ostacoli.
Un desiderio che più viene negato e più diventa forte, e si conferma e si alimenta di se stesso in ogni delusione.
Don Chisciotte è anche l'imitazione ossessiva e anacronistica di un modello: la cavalleria.
Ma si tratta di un'imitazione che rovescia, in ogni gesto, il senso del modello: così la perfezione cercata ma mai raggiunta si sfascia, l’ideale pur perseguìto si frantuma, il sogno sognato è vinto dalla realtà.
Eppure questa sconfitta del sogno mostra tutta la piattezza del reale.
Esalta il potere dell'immaginazione. La follia è la sola saggezza in un universo dove la saggezza è ripetizione delle abitudini, cancellazione dell'altro, diffidenza verso l'impossibile.
La cieca e forsennata inconcludenza è la risorsa che, alla faccia di tutti i ragionieri dell’amore, mette a nudo la miseria della realtà.
Ah Dulcinea del Toboso, lo so che sei in realtà Aldonza la porcara, ma mi piace troppo sognare, e volerò ancora alto, perché i bracchi (fedelissimi) volano.
Un desiderio che più viene negato e più diventa forte, e si conferma e si alimenta di se stesso in ogni delusione.
Don Chisciotte è anche l'imitazione ossessiva e anacronistica di un modello: la cavalleria.
Ma si tratta di un'imitazione che rovescia, in ogni gesto, il senso del modello: così la perfezione cercata ma mai raggiunta si sfascia, l’ideale pur perseguìto si frantuma, il sogno sognato è vinto dalla realtà.
Eppure questa sconfitta del sogno mostra tutta la piattezza del reale.
Esalta il potere dell'immaginazione. La follia è la sola saggezza in un universo dove la saggezza è ripetizione delle abitudini, cancellazione dell'altro, diffidenza verso l'impossibile.
La cieca e forsennata inconcludenza è la risorsa che, alla faccia di tutti i ragionieri dell’amore, mette a nudo la miseria della realtà.
Ah Dulcinea del Toboso, lo so che sei in realtà Aldonza la porcara, ma mi piace troppo sognare, e volerò ancora alto, perché i bracchi (fedelissimi) volano.
1 commento:
Eh sì brava Loggi
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