martedì 25 marzo 2008

Tibet, marzo 2008

Il 31 marzo 1959 Sua Santità il XIV Dalai Lama Tenzin Gyatso lasciò Lhasa e trovò rifugio, come si dice per i Tre Gioielli, in India. Non è stata una fuga tipo quella del nostro re. Il Dalai Lama non aveva esposto il suo paese alla devastazione della guerra, il suo governo non aveva approvato leggi razziali. Sua Santità partiva per proteggere quello che rappresenta per i buddhisti e per giovare dall’esterno al suo popolo più di quanto avrebbe potuto fare, rimanendovi e rischiando la vita. Come egli stesso riconosce, l’India lo ha ospitato con grande disponibilità. Da quel giorno a tuttoggi il Dalai Lama ha girato il mondo intero, ha parlato con ogni capo di stato, chiesa, intellettuale, politico che abbia voluto ascoltarlo per liberare la sua terra dalla violenza e dal dominio del governo pechinese, per proteggere la sua gente e la sua millenaria cultura. Questo fa apparire oggi quanto avviene in Tibet non una semplice questione interna con una regione ribelle da parte del governo centrale, ma, come è già stato evidente negli eccidi di cui sono stati vittime i tibetani, una pulizia religiosa. Un genocidio che dura da più di 50anni.

Nel marzo del 2008 c’è invece un Occidente intimorito dal colosso cinese che per convenienza tace. Come ha taciuto per la Birmania. Nessuno si azzarda a fare con la Cina quello che viene fatto nei confronti di Israele, per esempio; per esempio al Salone del Libro. Eppure cosa è accaduto nel marzo 2008 in Tibet lo avete letto sui giornali e sui blogs di tutto il mondo. Difendere l’indipendenza del Tibet non è difendere un pezzo di terra lontana, un esercizio di astratto pacifismo, quattro sassi in croce, ma un popolo e una cultura senza le quali noi, tutti, credenti o no nel buddhismo, saremmo un po’ più poveri. Soprattutto nessuna delle nostre religioni, etica o filosofia di vita o conoscenza della vita può immaginare non ci sia stata nella lunghissima storia dell’uomo che cerca di capire il senso della sua esistenza.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Come puoi leggere oggi nella Homepage di Elle anche Sua Santità Tanzin Gyatso non tollera gli omosessuali. Ciao a voi tutte Laura

Queen ha detto...

Embè questo rende giusto quanto accade in Tibet? Oppure toglie significato ai principi del buddhismo? Tutte le religioni, anche il buddhismo che una religione non è nel sentire comune del termine, sono omofobe. Per le ragioni espresse nell'articolo che hai citato ossia il sesso è considerato solo al fine della riproduzione della specie umana. Questo è lo stato delle cose. Queste non impedisce a molti omosessuali di essere buddhisti, cattolici, protestanti ecc. ecc. Posso convenire che stupisce da parte del Dalai Lama un'affermazione così, che per altro ha già fatto nei suoi libri, ma appunto è uno stupore dettato dalla poca conoscenza della materia.