Ogni tanto mi succede. Diciamo un paio di volte l'anno, e ogni volta mi suona come un campanello d'allarme.
Mi sveglio di notte con un leggero risentimento al braccio sinistro. Cerco di muoverlo, e non si muove. Arriva l'ordine dal cervello, ma nisba, nessun movimento.
Allora lo cerco con la mano destra, lo cerco dove penso che lui sia, cioè a fianco del torace, lungo il tronco. E non lo trovo.
Panico.
Risalgo con la mano verso la spalla sinistra e scopro che il braccio sinistro è ripiegato, intorpidito e mi incornicia la testa. Lo devo proprio prendere, sollevare dal cuscino e rimetterlo lungo il corpo.
Allora il sangue ricomincia a fluire nell'arto addormentato, e sento come se ci stessero camminando sopra migliaia e migliaia di formiche.
Tutto ciò accade al buio, dura al massimo un minuto, ma è un minuto allucinante.
Ecco, l'amore al tempo della monnezza è così.
Qualcosa che dev'essere ricondotta al normale fluire delle cose, che fa capire quanto ho lasciato inopinatamente addormentare e che invece, perché io funzioni, deve essere risvegliato a suon di spilli.
Sogni d'oro.