www.corriere.it/cronache/07_ottobre_09/burqua_prefetto_veneto_bindi.shtml
Ieri un'amica mi ha chiesto: porteresti il velo se fossi di religione islamica? Sì, ho risposto, lo farei per carattere, so che da nessuna parte nel Corano è ordinato di portarlo - si parla di un mantello - ma lo farei. E' una scelta della donna che è strettamente collegata ad un senso di rispetto e amore per il Sacro, per il Superiore oltre alla visione di sè che una donna può avere: identifica la donna credente a cui non deve essere recata offesa; ma ho aggiunto, non lo farei mai se fosse un obbligo, se mi fosse addirittura ordinato di portare il burqa che è terribilmente legato alla Sharia e ai talebani afgani che lo rispolverarono e obbligarono le donne ad indossarlo. E' una violenza, un abuso, una sottomissione della quale non si vede collegamento con lo hijab che non serve a proteggere, a celare all'indiscrezione, a identificare una fede e la fede di una persona in essa, ma solo a separare la donna dalla società, recandole danno ed offesa.
La prima volta che in Europa si pose il problema del burqa, fu in Olanda nelle scuole e proprio questo isolamento fu la ragione del rifiuto poichè si disse che l'insegnamento era comunicazione non solo verbale. Inoltre, nei suoi due modi, è un abito tradizionale rifiutato da molti paesi islamici.
Per quanto rifiuti il burqa, non sono donna che andrebbe in giro per il mondo a toglierlo; ma per quanto veda che cosa è fatto nel nostro Occidente della dignità della donna, non sono donna che lo farebbe indossare allo scopo di riacquistarla.
Rosy Bindi, come potete leggere, sostiene che se vogliamo i crocifissi dobbiamo consentire il burqa come espressione di una religione. Peccato che non abbia qui la faccina esterefatta - tipica del linguaggio internettiano - perchè ne riempirei la pagina. E' pazzesco che si debba barattare la propria religione? Cosa gli è preso ai nostri governi? Si baratta quando non si ha più argomenti, ma bisogni. Si barattava lo zucchero per due sigarette, in tempo di guerra, perchè si aveva fame e si doveva sopravvivere.
Indossare nel nostro Paese il burqa è una violazione della legge di questo Stato, della sua cultura e rispetto della donna popolarmente condivisa - per quanto lacunosa e deformata. E' una, come dire, stupida precisazione dire: purchè si faccia perquisire. Chi sceglie di indossarlo, nega assolutamente qualsiasi perquisizione che non sia fatta da un familiare; è implicito nell'assunzione dello stesso abito come comunicazione di una scelta culturale. E' chiaro dunque che per la nostra legge è inamissibile così come lo è per il nostro, ma non solo nostro, modo di vivere.
Non credo per altro che sia una manifestazione di orgoglio legittimo e giusto per la propria religione e cultura, ma penso sia un atto arrogante, provocatorio che non contiene alcuna intenzione di dire: questa è la mia religione, cerco di vivere in reciproco giusto equilibrio con la tua cultura e la tua visione del Sacro, ma sottointenda: questa è la mia più giusta religione, diventando così inaccettabile come è stato inaccettabile lo stesso atteggiamento da parte dei cristiani nei secoli.
Non si apre così uno spiraglio più sereno alla mediazione fra religioni e culture, ma si lacera un prezioso patrimonio di pensieri e tradizione, di leggi e di equilibri che spetterebbe ai nostri governi custodire.
Per fortuna in Italia, sono ancora piuttosto rari i casi in cui le donne islamiche indossano il burqa o chiedono di indossarlo liberamente - cosa che mette in imbarazzo buona parte della stessa comunità che guarda ai nostri baratti da mercato nero della politica con tristezza e perplessità, perchè molte donne e uomini islamici sono qui proprio per scappare da cose simili al burqa e alla Sharia, pur rimanendo fedeli e orgogliosi credenti di religione islamica che annoverano fra i loro profeti minori il Gesù Cristo della religione cristiana.
martedì 9 ottobre 2007
Ma che succede?
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15 commenti:
Ah ti ci vedo con il velo mia Regina, sì sono certo che tu abbia risposto sinceramente. La più bella osservazione di questo post è quella sui profeti brava :) Un abbraccio Dani
:) grazie Dani. C'è una grande sfida di equilibrio, di serietà e di intelligenza che l'Europa ha con sè stessa per il suo futuro ed quella sulla religione islamica e sulla cultura islamica, - bada bene non gettata da esse - che non vincerà certamente con sortite come quella del prefetto di Treviso. E neppure con le esternazioni xenofobe della Lega, ma solo facendo leva su tutta la sua forza, coesione politica, culturale, economica ed umanistica. Speriamo bene per tutti.
Essendo questo il mio mestiere dico: non p ammissibile deroga ad una legge della Repubblica. Il prefetto confonde quello che è un simbolo religioso, ma anche politico, come lo hijab ossia il velo da quello che è un abito tradizionale come il burqa espressione di un islamismo medioevale (infatti lo adoravano i taliban). Hai fatto benissimo, brava come sempre, a distinguere. Quella del prefetto è una grave lacuna culturale dato il ruolo che ricopre. Farebbero bene a tacere i politici in cerca di voti. Ha ragione oggi Magdi Allam quando analizza l'involuzione dell'identità italiana. Ha ragione la Pollastrini: è un'offesa alla donna. Questo non è multiculturalismo, che non prevede nel modo più assoluto estremismo alcuno, questo è impossessarsi dei valori, della cultura e della tradizione degli italiani che deve appartenere solo agli italiani. Un bacio mia Regina, P. Complimenti per il vostro interessante blog.
Accolgo e ti ringrazio io a nome di tutte dei complimenti per il blog. :)
Non sono un tecnico, ma presumo che se il prefetto di Treviso lo ha fatto, sappia cosa faceva e lo abbia potuto fare. Come dici tu: il multiculturalismo non prevede estremismo. Questo è importante. E' su questo che non si doveva "barattare" ed è grave e preoccupante da parte dei nostri amministratori e politici. Per forza poi Grillo riempie le sue piazze e libri come la "Casta" - che dicono quanto già detto da altri libri prima - vendono migliaia di copie. Io non credo che la maggioranza dei miei connazionali parli con espressioni come quelle della Lega, ma neppure con quelle estremamemte all'opposto di quelle. Non credo, inoltre, che questo giovi alla stessa comunità islamica, perchè così si finirà per avercela di più ancora con loro, quando la critica dovrebbe essere rivolta ai nostri amministratori e politici reticenti a fare una ferma scelta, poichè ci sono principi sui quali non è concesso negoziato, nel modo più determinato. Dalla volgarità del maiale, che dovrebbe essere causa di una sanzione a chi l'ha espressa, a questo che non è, hai ragione, espressione "dei valori, della tradizione e della cultura degli italiani".
E' importante, importantissimo, una questione di religioni. Ci tengo molto, perchè la stessa cautela e rispetto che io esigo per la religione cristiana - sebbene non sia una bacchettona - deve valere per le altre siano esse musulmanesimo, ebraismo ecc. ecc. E' troppo facile sbeffeggiare un libro, citare questo "oppio dei popoli" che pare l'oppio dell'anima se ripetuto senza senso. La fede ha sfumature di mistero e sensibilità che non possono - non ci si riesce - nè essere spiegate e neppure scritte o dette. Grazie e buona giornata.
Socia tu che sai tutto, mi sai spiegare che cacchio ci siamo andati a fare in Afghanistan se permettiamo il burqa qui? Ma che cavolo di paese siamo diventati! No, in Italia non si deve se lo mettano a casa loro!
Patty, per l'ennesima volta, firmati e soprattutto saluta eh.
Cosa siamo andati a fare in Afghanistan meriterebbe una lunga discussione. Hai però ragione a sottolineare la contraddizione con il predicare la diffusione della democrazia e il liberare le donne afgane dagli abusi e le violenze dei talebani e tutto il can can di questi giorni. Le bugie hanno come dire...le gambe corte, se non fosse che sono costate la vita di innocenti.
Poco fa ho sentito il ministro Chiti, al question time, rispondere che il burqa non è accettabile per l'Italia perchè impedisce la socializzazione della donna ed offende la sua dignità, non lo è per ragioni di sicurezza. Questo secondo la Carta dei Valori. Bene, si attengano alle nostre leggi e le applichino con rispettosa autorevolezza.
Ti ringraziamo della visita
Sono capitata qui per caso seguendo la traccia di Free Burma. Molto articolato e informato questo post, ci sai fare, ma mi piacerebbe mi spiegassi come una donna può essere a favore del velo? Il velo, non parliamo del burqa, è oppressione e violenza sul corpo della donna. Ci sono donne che a tuttoggi soffrono così tanto per un filo di dignità che mi stupisce come tu non lo capisca? Ciao a tutte, Laura
Benvenuta Laura. Se la domanda che mi hai posto è una domanda sulla libertà della donna ed è di carattere femminista che dovrebbe rivendicare la sua libertà, ti rispondo che io attendo con un certa ansia il giorno in cui il corpo della donna non verrà usato per vendere un'auto, un amaro, un giornale ecc. ecc. in una campagna pubblicitaria firmata e ideata magari proprio da una donna, perchè questa, smesso il suo interesse per carriera e soldi, avrà avuto un motto di etica e avrà detto: no, io non lo faccio. Al contrario, se intendevi sottolineare lo stato tuttora permanente in tutto il mondo, in ogni cultura di precarietà in cui si trovano le donne ti ringrazio di averlo fatto notare. Un discorso a sè, esigente e complesso, hai ragione richiede la condizione della donna in Islam; e se intendevi evidenziare la responsabilità delle associazioni che non denunciano abusi e oscurantismi perpetrati che. - attenzione - non risiedono, non hanno collegamento con un libro sacro e meno ancora con un simbolo come è il velo. Questo bisogna smetterlo di pensarlo. Ieri sera, una giovane e a capo scoperto esponente di una associazione islamica nella trasmissione "Otto e mezzo" ragguardiva: se si vuole aiutare le donne islamiche bisogna saper distinguere nella complessità dell'Islamismo. Diceva pure che lei non trova giusto, il velo nelle bambine poichè impedisce loro lasocializzazione: i bambini devono giocare, fare sport, andare in piscina, sono attività non derogabili per la loro evoluzione. E faceva notare come proprio le donne con il velo in Algeria abbiano contribuito con i movimenti femministi nelle battaglie per ottenere il divorzio ecc. ecc. Le donne cristiane portano liberamente, ma è poi purtroppo diventano un gioiello come un altro, la croce; quelle islamiche dovrebbero poter portare liberamente, e è per loro un pezzo di stoffa qualsiasi, il velo: è semplice ed è giusto sia così. Anche perchè imporre un laicismo alla francese, che lo ha vietato nei luoghi pubblici, oppure comportarsi come fece qualche tempo fa la British Airways che licenziò una dipendente perchè portava al collo una croce, otterrà esattamente l'effetto contrario; ed anche in questo caso direi che è una reazione giustissima. Non si tratta di fanatismo religioso, da stigmatizzare, ma di comunicare l'appartenenza ad una identità culturale che deve essere rispettata. Da sempre e sempre sarà il genere umano ha comunicato con il suo prossimo attraverso simboli espressione della sua cultura,a tutte le latitudine e longitudini, in ogni razza, etnia, fede, ideologia, costume. Francamente mi spaventa l'ipotesi per cui se indosso questo...non metto quello quello...mi spaventa un essere umano così ed una società impatanata in un meccanismo simile.
Da ragazzina, ricordo di aver visto alla tv durante il torneo di Wimbledon una coppia di donne nella tribuna d'onore: la regina Elisabetta II con il cappello e al suo fianco Benazir Bhutto con il capo coperto da chador; sarà difficile sostenere che la tre volte premier Bhutto sia stata una donna oppressa, involuta ed estremista. Coprirsi il capo in segno di modestia, devozione è sempre accaduto e accadrà. Fino a mezzo secolo fa nelle xzone rurali e di montagna della regione in cui vivo e nelle campagne, nel Sud d'Italia, era una cosa normalissima indice di una modestia femminile. In una Chiesa Cattolica le donne entravano a capo coperto per pregare, l'uomo doveva scoprirselo per ricordarsi che sopra di lui c'è Dio. I maschi ebrei in Sinagogha si coprono il capo con la kippah per ricordarsi che sopra di loro c'è Dio. A tuttoggi se avessi udienza dal Papa, dovrei velarmi il capo, non è solo protocollo, è un gesto di modestia e devozione. Al mio eventuale accompagnatore. Finiamo alla notte dei tempi se ricordiamo che in alcuni testi cristiani nel corpo della donna risiede il peccato e per l'Inquisizione il diavolo. E' troppa carne al fuoco, dici? Può essere, ma pensiamoci prima di demonizzare. Borghezio, ieri sera, diceva che dopo aver visto Madrid, Londra e New York a noi ci vengono i brividi pensando all'islamizzazione di cui il velo sarebbe il vessillo. Ecco questo assioma, oltre al burqa e ad oscurantismi in seno alla sua stessa cultura dei quali si deve liberare lei stessa, nuoce alla donna islamica, non il chador.
Il ministro Ferrero ha detto che è ormai è evidente la necessità di una legge sul tema e che essa deve partire proprio dal gesto del prefetto di Treviso. E' vero, è necessaria una legge che vieti proprio gli estremismi dall'una come dall'altra parte. consideri reato punibile obbligare ad indossare un burqa, l'esortazione a picchiare, segregare le donne come sia punibile indire il Maiale Day. Grazie della visita e buona giornata. Speriamo la prossima volta le mie amiche in questo blog siano presenti e possano dirti il loro punto di vista.
ops scusa intendevo scrivere (abbi pazienza dormo ancora) "e non è per loro un pezzo di stoffa qualsiasi"
... Certo è un argomento molto delicato... Su wikipedia c'è un interessantissimo articolo sull'hijab che ne racconta la storia e riporta i due passi del corano dove si dovrebbe parlare di ciò.. Inoltre c'è una bibliografia che in parte riporto qui perchè ha particolarmente colpito la mia attenzione e potrebbe colpire anche voi per un ulteriore approfondimento :
Arlene Elowe Mac Leod, "Accommodating Protest, New Veiling and Social Change in Cairo", 1992 (interpretazione del fenomeno del nuovo velarsi da parte della classe media urbana egiziana).
Leïla Djiti, "Lettre à ma fille qui veut porter le voile", Parigi, La Martinière, 2004
Leïla Babès, "Le voile démystifié", Parigi, Bayard, 2004.
Chahdortt Djavann, "Bas les voiles!", Parigi, Gallimard, 2003.
Vari autori"Le foulard islamique en question" (Parigi, Éditions Amsterdam, 2004)
Monica Lanfranco e Maria G. Di Rienzo (a cura di), "Senza velo: donne nell’Islam contro l’integralismo", Intra moenia, Napoli 2005 ...Saluti, ulix
Queen grazie della risposta, sì hai centrato quello che volevo dire, ma lo hai anche eluso:) l'ho detto: ci sai fare. Ti mando alla mail che avete alcune cose, poi se vuoi ne parliamo. Mi preme dire qui che non si può non considerare vicende come quelle di Zamira per esempio, della stessa Pegah Emambaksh, per cui voi vi siete mosse con tanto impegno. Mi ha stupito anche in quel post la razionalità e l'emozione con cui ne hai scritto, devi proprio essere così.
Grazie Ulixes :) leggerò i libri che hai linkato
Un saluto, avete un fatto un bel posto, brave Laura
Innazitutto, era la signora Nacera Banali, giornalista di Al WAtan e autrice di un libro sull'intolleranza verso gli islamici, ospite di "Otto e mezzo" da me erroneamente identificata come esponente di una associazione nel commento precedente.
Laura non credo di aver eluso alcunchè. Non mi sono avvinghiata su una provocazione, che è cosa diversa. Non amo gli estremismi di alcun genere, perciò quella che a te sembra "razionalità ed emozione" per me è la ricerca di un equilibrio. Se chiedo una cosa e mi rispondono con un'infinità di dati, mi irrita, mi sento presa in giro così come quando mi rispondono solo con la "pancia"; a mia volta cerco di non farlo, anche se riconosco talvolta la necessità di farlo. Comunque sia, spero che il mio commento non ti sia sembrato insincero.
A parte questa puntatina personale che chiudiamo qui, ieri abbiamo letto tutti di una, come dire, curiosa sentenza emessa da un giudice tedesco che ha riotto la pena al segregatore geloso della sua ex fidanzata perchè sardo, perchè dice il giudice non si può ignorare la cultura da cui proviene: siamo nella sua valutazione "gli arabi" d'Europa dunque in quanto a mancanza di rispetto ed abusi sulla donna, giacchè essendo il delinquente sardo è italiano. Sarà inutile spiegare a questo "illuminato" giudice che quel tizio è un delinquente e basta, che la stragrande maggioranza degli uomini italiani non è così, che il suo è un offensivo luogo comune adatto ad un secolo fa, nel suo immaginario siamo così.
Una seria riflessione invece merita notare il moltipilcarsi esponenziale di violenza sulla donne, come nel novanta per cento dei casi è perpetrata da familiari che le troppo spesso ancora le donne tacciono pe sfiducia verso le istituzioni e per meccanismi di sensi di colpa, che è compiuta da uomini italiani spesso di giovane età - si presume cresciuti dunque in ambiente diverso da quello di un secolo fa - su donne italiane. Fidanzati che non accettano laq seprazione e assassinano la donna, ragazzimi minorenni che in branco aggreddiscono la compagna di scuola, sono secondo me indicazione non retrogadicità - la teoria del giudice tedesco - ma segnale di paura dell'essere abbandonati, del considerare la propria sposa o compagna ancora come fosse una proprietà, del fatto che forza di mostrarci come ochette assatanate di sesso un adolescente in preda a tempeste ormonali pensa che noi non si sia in attesa di altro: il famoso dice no, ma è sì. E queste vergognose distorsioni della libertà e della dignità di una donna di qualcuno saranno leresponsabilità? Una responsabilità affettata a gradi che vanno dalla nostra storia e cultura più antica al vuoto degli anni in cui viviamo, dalla scuola e dalla famiglia che non devono delegare alla scuola, dal mondo fuori nelle oiazze, nei mercati, nella vita di ogni giorno al cinema, i giornali, alla stessa politica. Concludendo, questo per dire, che è inaccettabile una posizione: noi siamo bravi, voi siete incivili già dai vostri libri più sacri, giacchè in uno dei nostri libri più sacro - il Vangelo - c'è scritto "ama il prossimo tuo come te stesso". Sono le donne islamiche che devono organizzarsi, a noi spetta soltanto di dare il nostro appoggio incondizionato e vero ove richiesto, di darlo certo e presente. Un appoggio è anche parlarne, ma senza luoghi comuni e senza compromessi su cose inaccettabili come può essere l'adozione del burqa in Italia: questo è quello che possiamo e dobbiamo fare per tutti, uomini e donne. E ultimamente pare che ci tocchi il dovere di difendere la nostra identità e il nostro progresso principalmente dagli attacchi rivolti da noi stessi.
Ieri sera in "Annozero" Santoro diceva: gli italiani sono buoni all'inizio ossia abbiamo aperto le frontiere a chiunque in cifre di qualsiasi entità, poi non ce la fa e perseguita il lavavetri..." Ecco, è questo.
Da ultimo, ma non ultimo, la maggioranza dei carcerati italiani è fatta di immigrati, dell'Est, si presume provenienti da paesi laici quando, non atei.
Durante la viucenda della signora Pegah, navigando in Rete, ho trovato molti siti scritti in perfetto italiano, stracolmi di invettive oltre che verso la signora stessa, verso l'Occidente e i suoi costumi con espressioni estremistiche. Mi sono chiesta se questi fossero giovani arabi nati in Italia oppure giovani italiani convertitisi all'islamismo più medievale? Nell'uno o nell'altro caso, con certe o altre motivazioni , l'altra domanda è perchè?
Un esponente - questa volta propio non ricordo il nome - integralista disse: " a causa delle vostre leggi noi vi invaderemo, a causa delle vostra religione noi vi domineremo" nell'orrore di questa affermazione, è affascinante la determinazione ela forza del principio che sta a priori, la stessa che ha fatto riempire in perfetto italiano le pagine di quei blog. Questa ci pone una beffarda domanda a cui spetta una ferma e rispettosa risposta, senza cedimenti su quella che non è tolleranza, ma debolezza o buonismo a buon mercato.
alla prossima Laura, buona giornata
L'Europa non ha bisogno di religioni, ma di spiritualità. Interessante come sempre leggerti, ma una citazione senza il nome di chi l'ha fatta...ahi non è da te (ahaha adesso va a cercare chi l'ha fatta!) Un abbraccio, mia Regina, fatti viva ogni tanto Dani
Giustissimo Dani :) La spiritualità è una strada interiore che spessimo conduce alla religione e i suoi dogmi, ma può non farlo e nel contempo la persona spirituale può in sè stesso eleggere quali valori spirituali, valori religiosi, ma anche etici quali la giustizia, la libertà, l'inviolabilità del diritto alla vita e il rispetto della persona nella legalità. un Saluto
Una segnalazione importante. E' ospite in Italia l'onorevole Malalai Joia, divenuta famosa per aver denunciato del consesso del parlamento afghano la presenza dei signori della guerra e per questa ragione esplusa dallo stesso e minacciata di morte. All'epoca l'onorevole Joia aveva 25anni, oggi ne ha 29 e per precauzione alla sua vita dorme ogni notte in un posto diverso: questa è la vita che è costretta a vivere per la liberta e la dignità delle donne afghane e del suo Paese. La deputato Joia chiede alla diplomazia di ogni paese occidentale che abbia rappresentanza in Afghanistan, di fare pressione perchè la democrazia del parlamento afghano sia vera ed effettiva.
L'associazione Telefono Rosa questa settimana indirrà una raccolta firme per ottenere che l'onorevole Joia sia reintegrata nel parlamento afghano poichè deputato popolarmente eletto. Se lo credete giusto, aderite alla campagna e date forza ad una giovane donna che si batte per i diritti delle donne.
Ieri ho visto l'onorevole Malalai Joia ospite di una trasmissione tv, dove ha ripetuto le sue richieste e le sue denunce. Conoscendo la storia e il sacrificio, è il minimo rivolgerle un omaggio di riconosciuto onore, commozione e solidarietà. Brava onorevole Malalai Joia!
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