venerdì 7 settembre 2007

Di questo Stato

ROMA, 6 SET - L'omosessualità è un peccato per l'Islam, ma nel caso di Pegah Emambakhsh ''lo Stato italiano può dare aiuto per salvare un'anima dal peccato''.

E' l'opinione di Noureddine Chemmaoui, responsabile del dipartimento di affari sociali e diritti umani dell'Ucoii, in merito alla lesbica iraniana che rischia l'espulsione dal Regno Unito e la condanna a morte nel suo paese. Per un'accoglienza in Italia della donna, con lo status di rifugiato, si sono nei giorni scorsi pronunciati anche vari esponenti del governo.

''E' giusto che una persona sia giudicata in base alle leggi del suo paese, dove molto dipende anche dal giudice - ha anche precisato l'esponente dell'Unione delle comunità islamiche in Italia - e può essere che trovi una soluzione. Ma non voglio danneggiare la ragazza''.

La decisione spetterebbe insomma allo Stato italiano, come e' avvenuto in altri casi con quello - ha ricordato - del turco Ocalan.

''Anche nei paesi musulmani ci sono gli omosessuali - ha concluso - la cui condizione e' un peccato o una malattia, ma possono anche non dichiararlo''.

Ecco come si è espressa Ucoii attraverso la sua rappresentante dei Diritti Umani.

Lo stato Italiano deve, ove necessario, aiutare la signora Pegah in ottemperanza alle sue leggi che non perseguitano l'omosessualità, non la considerano malattia ed equiparano uomo a donna. In ottemperanza alle leggi internazionali delle quali è firmatario. In ottemperanza dei principi fondanti di questo Stato che sono la nostra Costituzione. Leggi per le quali nei secoli hanno sacrificato la loro vita milioni di uomini e donne etero ed omosessuali in tutta Europa, come è ancora accaduto meno di 60anni fa, aspirando ad un'unica cosa la libertà dell'individuo di vivere la sua vita secondo la sua natura, personalità ed aspettativa nel rispetto di un'unica superiore legge ossia quella della dignità e libertà del suo prossimo.

Non gli serve il beneplacido - non ci serve - di alcuna chiesa sia essa cattolica, musulmana o altro. La nostra cultura ha scisso stato da religione e su questa scissione ha fondato stati laici e così deve rimanere.

Anch'io come oggi Grillini, mi chiedo come possa godere di accredito presso la Consulta per l'Islam a fronte di tali affermazioni. Se non per il nostro solito quieto vivere che non è diplomazia del compromesso, ma debolezza civica, civile e politica.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

E' semplice siamo i maggiori partner commerciali dell'Iran :) comunque sei un tantino razzista mia Regina, non negarlo. Un abbraccio Dani

Anonimo ha detto...

Se io - in un attimo di follia - vado in Arabia Saudita o Iran, in quanto donna debbo giustamente coprirmi il capo con il velo e porre estrema attenzione ad un abbigliamneto consono al luogo in cui mi trovo, perchè questa è la tradizione e la legge di quel Paese e punto. Ma nel mio Paese appendiamo i crocifissi e non ci copriamo il viso, poichè deve essere possibile identificare una persona in qualsiasi momento: questa è la nostra tradizione e le nostre leggi e punto.
Noi qui costruiamo moschee perchè ciasciuno possa pregare il suo dio secondo le sua fede, ma non mi risulta si costruiscano cattedrali nei paesi dei quali ospitiamo i cittadini di fede diversa dalla nostra; mi pare di sapere anzi che in alcuni paesi i cattolici non sono ben visti se non perseguitati. Bada bene Dani io non mi oppongo al velo o alle moschee e nè invoco l'occhio per occhio dente per dente o un diplomatico principio di reciprocità, ma mi oppongo alla prepotenza degli uni e alla debolezza degli altri. Se questo è essere razzista, allora sì lo sono, hai ragione. Ma noi viviamo ad uno dei confini dell'Italia e lo abbiamo subito il razzismo e perpetrato anche, però noi sappiamo pure, avendo avuto qui etnie diverse e culture diverse, che un equilibrio si è trovato non nel soggiacere dell'uno o dell'altro, ma nel confronto, a volte nel "conflitto", rispettoso delle leggi religiose e giuridiche dell'uno e dell'altro. Così che oggi noi possiamo, nonostante le tante ferite, riconoscere parte della nostra cultura tradizioni e visioni delle minoranze con le quali ci siamo confrontati, e viceversa; perchè io come te so che le tragedie nascono dalla rigidità di posizione, ma anche dalla debolezza.
Considero dunque una provocazione il ntuo commento e vi auguro una buona giornata, un bacio ad entrambe

Anonimo ha detto...

Ho letto ora: Pegah è libera!!! Ha lasciato il centro di Yarls non più accusata di immigraziane clandestina, ma con lo status di rifugiata in attesa di permesso di soggiorno. :) Grazie grazie a tutti!