sabato 9 dicembre 2006

Acqua

Posted by Picasa “Acqua” è un libro tratto da un film – il film è Water di Deepa Mehta già regista del bellissimo Fire – ed è un esempio lampante del potere del linguaggio. L’editrice canadese ne ha commissionato la stesura in soli tre mesi alla scrittrice Bapsi Sidhwa per rendere concomitante l’uscita del film al libro.
Acqua racconta di una bimba data in sposa a sei anni dal capofamiglia di una misera famiglia in un’India ancora più povera dove il Mahatma cominciava appena a diffondere il suo messaggio di pace, di tolleranza e di libertà. Il futuro marito della bimba è un uomo di 42 anni che morirà dopo poco il matrimonio e farà della bimba una vedova. Ossia una donna mezza morta oppure come dice la bimba con l’ingenua logica della sua età una donna mezza viva. La vedova bambina verrà rinchiusa in un ashram di Rawalpur località in riva al Gange dove si tengono le pire funeriare necessarie alla cremazione. L’ashram era una comunità di vedove di tutte le età, ritenute impure in quanto vedove, dove come in tutte le comunità ci sono diverse storie individuali, miserie e grandezze, macchinazioni ed interessi. Fermiamoci qui altrimenti vi tolgo il piacere di leggerlo.
Acqua, che io ho letto nella traduzione italiana, è scritto con semplicità quasi scolastica. La potenza del suo linguaggio è espressa anche dall’aver conservato in lingua originale alcune parole, creando così un’atmosfera espressiva ulteriormente moltiplicata dal fatto che noi sappiamo ne esiste pure il film.
Acqua racconta di come si può cercare di vivere ancora quando non si ha più speranza ragionevole, racconta dell’imprevidibilità della vita e della nostra assoluta vulnerabilità rispetto ciò, ma soprattutto in Acqua nelle pagine finali c’è scritto:
“..ho sempre creduto che Dio è verità, ora credo che la verità è Dio”

Acqua di Bapsi Sidhwa, ed. Neri Pozza

4 commenti:

ulixes ha detto...

Queen sotto questo "esempio lampante del potere del linguaggio" ricopio una poesia (altro esempio lampante secondo me) che è una tra le mie preferite e si trova in una raccolta di Poeti Africani Anti Apartheid, il titolo è " Ti voglio bene" e chi l'ha scritta è Armadou Lamine Sall.(Non so se già la conosci/conoscete ma spero ti/vi piaccia, a presto :

TI VOGLIO BENE

Non so di quale paese tu sia
nè qual'è il nome che porti con orgoglio
non so di quale terra lontana tu sia figlio
di quale ospitalità tu abbia goduto
non so di quale madre nè di quale padre
vorresti tanto abbracciare il volto
non so di quale sogno sei l'eterno guardiano
di quale solitudine tu sia l'ostaggio
non so da quale orizzonte i tuoi sguardi delineino dei cammini
nè di quale amore tu soffra l'abbandono
non so per quale donna per quale uomo
il tuo cuore intrecci tanti soli
non so di quale ricordo tu sia il prigioniero
di quale prigione tu sia l'abitante
non so di quale destino tu sia il portatore
nè di quale futuro tu sia il morto
non so per quale cielo
non so per quale Dio
non so per quale Principe
per quale Libertà
non so per quale Amore
tu sia Colomba ed Aquila di fuoco
resta il fatto che ti vorrei dire
TI VOGLIO BENE

di Armadou Lamine Sall

Anonimo ha detto...

Non la conoscevo, bellissima davvero. La dedichiamo a tutte le donne del blog :) Grazie

Anonimo ha detto...

Comunicazione di servizio: il counter è aggiunto, ho scelto io il modello, ma se volete andate sul sito del concessionario e vedete quello che vi piacerebbe di più e casomai lo cambiamo. Ogni vostro desiderio è un ordine :)

ulixes ha detto...

ben fatto queen...è caruccetto questo
:-)ciau