Questo stupendo micetto con il
papillon sarebbe Elio Di Lupo, ex premier belga. Mi sono sbellicata
dalle risate e intenerita per il micetto; adoro i gatti così simili
a noi.
In questo momento, mentre la capitale
belga è blindata e la polizia ha chiesto di non twittare nulla
riguardo quello che sta accadendo nelle vie del centro e negli altri
quartieri di Bruxelles, un belga e con lui molti altri hanno
innondato Twitter di foto di gatti, gattini, seccati, annoiati perché
non possono uscire. Chi l'ha fatto, ha riassunto in un gesto il
meglio di quest'Europa: la libertà da cui hanno origine l'ironia, il
coraggio pur nella nostra paura, la fantasia, il gioco, sintetizzando
solo una piccola parte delle ragioni per cui siamo odiati a quel
modo.
Dai fatti di Parigi, si continua a
ripetere che questo è un attacco alla nostra libertà, a me pare
invece un attacco alla nostra ingiustizia che speriamo non sfoci
nell'ostracismo assoluto ai cittadini europei islamici, poiché in
questo modo non si farebbe altro se non il gioco dei terroristi i
quali hanno pianificato una stretegia di contrapposizione fra le
nostre diverse culture di cui una guerra civile in Francia o
nell'intero continente europeo sarebbe l'ultimo auspicabile
risultato.
Ieri migliaia di cittadini islamici
italiani sono scesi in piazza per chiedere ancora, per l'ennesima
volta scusa. È stato loro chiesto di non proteggere o nascondere
alcuno, di vigilare e parlare loro per primi.
Noi italiani conosciamo questa domanda
che poniamo sempre alle persone vittime delle mafie e sappiamo che,
pur vittime, tacciono per timore della loro stessa vita; come
accadrebbe a loro: verrebbero giudicati miscredenti da punire con la
morte.
La stessa cosa accadde al tempo delle
Brigate Rosse che riuscirono a sconfiggere solo quando nelle
fabbriche e in ogni luogo dove quei nostri terroristi credevano di
avere consenso, cominciò invece la rivolta e si cominciò a
indicare, a dire, a parlare; chi lo fece, ci rimise la vita. Questi
sono eroi. Questi lo sarebbero. Quei cittadini agirono così per la
libertà della nostra vita, quella di ogni giorno, quella colpita a
Parigi; e per giustizia.
Gli islamici in Italia spesso sono
scappati da regimi tirannici, cercando da noi quella libertà che nel
loro Paese non avevano, sperando di essere giunti in un Paese migliore in cui crescere i
loro figli e vivere la loro vita. Ora, se li ritrovano qui, alle
calcagna e nell'ingiustizia che troppo spesso subiscono in questa
Europa, nelle teste dei loro figli si apre quello spiraglio entro cui
entrano le parole delle medievali e folli teorie dell'estremismo
religioso.
Pensatevi in un altro stato, non
vorreste integrarvi se questo significasse perdere la vostra identità
culturale, vorreste solo e semplicemente avere dignità in cambio del
rispetto delle leggi e della cultura della nazione in cui vi trovate; ma
rimarreste sempre e comunque italiani, come ci sono gli italiani
d'America, dell'Australia ecc.
Io chiedo scusa agli ebrei per le leggi
razziali. Chiedo scusa per le Crociate, l'Inquisizione, la pedofilia
impunita nella chiesa cattolica, Wojtila sul balcone con Pinochet e
come trattò monsignor Romero, le ingerenze negli affari politici
dello stato italiano che negano i diritti alle persone, un infinito elenco;
pur non essendo cattolica, anzi queste sono proprio le ragioni per
cui mi sono allontanata dalla chiesa. A proposito, 129 vittime sono
state un pugno abbastanza forte?
E indico quelli della mia cultura e
nazionalità che spargono odio, fomentano l'intolleranza, cavalcano
l'ignoranza con titoli di giornali, proclami nei comizi, chiacchiere
smisurate nelle quali loro stessi non credono, come non credono in
nulla questi terroristi, eppure ripetono e ripetono esponendoci a un
rischio immane; lo fanno per vendere più giornali, avere più voti, scaldarsi il culo sulle poltrone dei talk show ed essere invitati a sproloquiare a destra e a manca, nella società dell''immagine è il massimo; tornaconto, tirando le somme. Lo stesso rischio a cui prima ancora ci hanno
esposto i nostri governanti con la loro miopia, incapacità, avidità
di consenso elettorale; eppure non ci separiamo da loro né mai lo
faremo dalla ragione in virtù della quale sono là: la Democrazia.
Questa Democrazia che 60 anni fa è costata milioni di vite, italiane
e di tutto il mondo.
Quello che stiamo vivendo non finirà
in una settimana, mese o anno, e avrà ripercussioni sulla nostra
vita sociale, economica, politica: sulle nostre vite in ogni loro
aspetto e soprattutto su quelle che verranno; nel dolore, immane
come quello di Parigi, si cambia; come si cambia dipende dalla
qualità, la grandezza, lo spessore di quello che eravamo prima. La
Francia farà i conti con i suoi problemi interni, come noi in Italia
e il resto dell'Europa. Si sapranno e si comprenderanno gli errori
madornali compiuti già 60 anni fa, e ripetuti in una coazione che
non ha per motivo solo la miopia politica e storica. L'Islam farà i conti con sé stesso e, poiché si tratta di
una cultura ricchissima, il totale non sarà questo massacro di
valori e speranze.
Oggi nella versione online di un
quotidiano nazionale appare la lettera di una ragazza musulmana e
italiana che scrive di voler difendere il suo Paese, l'Italia. Ha 22
anni e vuole rimanere una donna libera in questo paese. Fra le
vittime del Bataclan ci sono 10 musulmani di Francia. A Parigi è morta anche una giovane italiana: un esempio dei giovani italiani migliori. La sua famiglia ci sta dando una lezione di dignità.
Questa non è una
guerra fra culture bensì una guerra fra la cultura della morte,
dell'oscuratismo, dell'abuso e quella della libertà. Ma non è un
attacco alle nostre libertà ma alla nostra ingiustizia che infanga i
nostri valori. Se li abbiamo, come li ha la comunità islamica,
crediamoci e pratichiamoli. Non è giustizia far dormire gli
immigrati sulle sponde dell'Isonzo come non lo è accogliere chiunque
magari privando del nostro soccorso chi ne ha veramente bisogno; ma il denaro dell'Europa e dell'Italia è stato speso in privilegi incomprensibili, rubato alla sicurezza e al welfare, sperperati in progetti insensati; è questo il problema. Soprattutto il denaro è stato e continua a essere accumulato da pochi per i quali valiamo meno di niente noi nelle vie di Roma come loro nelle sabbie del deserto. Per accogliere bisogna togliere risorse a chi è stato abbattuto, qui, nelle nostre nazioni, da una crisi economica che ha ucciso vite, speranze di chi non è più giovane e il futuro di chi giovane lo è; un'intera generazione persa, lo spettro della povertà sulle nostre nazioni, un fiume di rabbia; non è guerra questa?
Allo stesso modo in cui noi dobbiamo
spiegare tanta commozione per Parigi ma non per Beirut o i morti
dell'aereo russo, o la strage in Mali. Ci spieghino perchè tanta indignazione per le
vittime in Palestina e non per lo sterminio e l'assedio di Sarajevo o
di Srebenica: perchè piaceva a qualcuno fossero annientati?
Noi cresciuti nella tecnica e in un
senso di onnipotenza ci lasciamo impressionare solo quando la morte
la vediamo vicino: ci sciocca la morte di un
genitore o di un amico o di parente, molto meno quella di una persona che non conosciamo, e per nulla
se nulla abbiamo in comune. La morte che rimuoviamo con ogni mezzo,
ci sconvolge e si ricorda a noi stessi quando ci colpisce nei luoghi
in cui viviamo e dove solitamente non pensiamo alla morte: una sala
da ballo, un cinema, l'autobus, mentre camminiamo per mano a chi
amiamo perchè l'amore è esorcizzare la morte.
Sento i miei vicini musulmani, ai quali
non rivolgo la parola non per razzismo ma semplicemente perchè non
ho confidenza, dire: la terra è di Dio. Nel nome di nessun Dio –
ebreo, cattolico, muslmano o altro – si può fare alcun terrorismo
o guerra. Perché non abbiamo pensato, non abbiamo un misterioso
bisogno di pensare, un Dio per seminare morte bensì perché abbiamo
necessità di misericordia e pietà quando le nostre vite sono
tremende e incomprensibili, a partire dal perché siamo qui e come
possiamo vivere nel migliore dei modi, tutti insieme, finché
arriverà la morte, lasciando un mondo migliore a chi avrà la
fortuna di partire per il viaggio della vita.
Pace, vi prego Pace; o ci stermineremo
uno con l'altro, confermandoci come la specie più stupida perché
non ha saputo usare e onorare i doni di Dio: l'intelligenza e la memoria, la
creatività oltre il semplice bisogno.