mercoledì 16 dicembre 2009

Non perdete la testa...



...è la storica frase di Togliatti ai tempi del suo attentato. Non perdiamo la testa che già non sappiamo bene dove l'abbiamo.
Se non fosse per il dolore fisico di una persona, per la violazione della sua incolumità e per gli effetti che l'evento rischia di portare sulla Rete, verrebbe da dare ragione ai giornali inglesi ossia si sta discutendo del nulla. Uno squilibrato, un sistema di sicurezza che poteva essere più efficiente e previdente; se non fosse per una faccia insanginata che dovrebbe scuotere tutti non solo a pietà e preoccupazione, ma a non perdere le testa: la sconfitta deve essere solo politica, non fisica. Quando da noi si è arrivati a pensare a quella fisica dell'avversario il nostro Paese ha passato i drammi peggiori, mai risolti ed è anche per quelli che siamo ancora qui a ripetere le stesse cose.
Ma in Italia anche il nulla rischia di diventare un buon pretesto per decisioni di censura che sanno di governo cinese o iraniano.
Posto che ci sono già vigenti leggi sui reati di istigazione e che queste se applicate sarebbero - come tutte le altre bisogna premettere "se applicate" - più che sufficienti, si pensa ad altre quali filtri sulla rete, disturbo di cortei di manifestanti.
Cosa succede per altri esponenti politici, istituzioni? La Rete è piena di insulti ad Obama e sua moglie di smaccato senso razziale, di insulti ad omosessuali, ad ebrei, a musulmani e spesso queste sono oltre che persone istituzioni politiche di cui ci si augura se non la morte, per lo meno un accidente, un fattaccio come quello occorso al Presidente del Consiglio.
Certo che non vorrei ci fossero queste cose, certo che mi rifiuto di pensare ad altra sconfitta se non quella politica, certo che vorrei augurare la stessa cosa quando mi augurano di andare a morire ammazzata perchè di sinistra, ma attenzione ad altre liste di proscrizione come quelle già diffuse, ci si avvia in una spirale incontrollabile che autorizza l'impensabile dove censurare la Rete è appena l'inizio.
La Rete la si capisca nel suo funzionamento, la si controlli secondo le leggi già vigenti, ma soprattutto non vengano lezioni di non violenza e tolleranza da chi ha già detto di tutto e di più e vi risparmio l'elenco per rispetto al dolore fisico di una persona e la violazione inamissibile della sua integrità in quanto anche rappresentante di una istituzione della Repubblica.
Sotto casa mia ieri raccoglievano qualcosa per Forza Italia, lo facevano sotto al Comune, avevano scelto quel posto per una sorta di sacralità in quanto questo comune è da quel dì amministrato dalla sinistra, era simbolico e provocatorio secondo loro, li ho sentiti dire. Può anche essere, il territorio comunale è vasto e di tutti, più qui più la, facessero come credono. Io sono passata senza fermarmi, avevo visto le bandiere da lontano e non era cosa che mi interessava, loro non mi hanno chiesto nulla, ficcato in mano nessun volantino: tranquillo e normale, come sempre in democrazia.

martedì 8 dicembre 2009

VIDEOCRACY

Videocracy è stato presentato alla 66 mostra del cinema, di produzione svedese, regia di Erik Gandini, appartiene al genere documentario. Rai e Mediaset hanno censurato i trailers del film. La prima perchè temeva un attacco al governo e dunque un'incompatibilità con il servizio pubblico Rai - chissà se lo hanno visto per pensarla così - e la seconda perchè Videocracy è anche un attacco alla tv commerciale.
Personalmente Videocracy non mi è sembrato un attacco al governo e anche alla tv commerciale ha rivolto una critica piuttosto blanda. Invece Videocracy ci ha mostrato qualcosa di diverso che dovrebbe farci riflettere tantissimo e non giungere a superficiali conclusioni.
Il docufilm, tale perchè lascia alle immagini e alle parole dei protagonisti - che interpretano loro stessi - di comunicarci il suo messaggio è anche un documentario perchè una voce fuori capo ci guida in un filo temporale di fatti dei quali abbiamo letto e sentito alla tv e sui giornali, ma qui è diverso perchè parlano le persone stesse interessate agli avvenimenti.
Inoltre viene ripresa e personalmente raccontata la storia di un giovane veneto, il quale ci spiega i suoi ragionamenti e le sue motivazioni alle sue sue aspirazioni e alle sue azioni. Fabrizio Corona che afferma come gli faccia schifo lo stesso ambiente in cui sguazza. Lele Mora che dice: chi male non fa non ha nulla da temere, ricordando Forrest Gamp ma con una pura ingenuità che è difficile riconoscerli.
La storia del giovane veneto lascia attoniti e toglie la voglia di pronunciarsi, verrebbe voglia di prenderlo a calci in culo, vai a lavorare e finiscila di pensare cazzate, ma quale lavoro rispettato e dignitoso lo mandiamo a fare? Quale possibilità gli diamo di cambiare la sua vita solo con il suo merito? O di accettarla così com'è perchè capace di avere una speranza di riconoscimento, giustizia e dignità? Da quanto tempo pare che tutti i guai del Paese siano causa degli operai inveterati comunisti e dei dipendenti pubblici notoriamente fannulloni? Da quanto tempo non appare un operaio in tv, ma solo culi e tette di un Paese che sembra costantemente indaffarato e anelante a tirare righe di coca e fare feste segno certo di come non esista disoccupazione, infelicità, disagio, corruzione, criminalità? Ma siamo davvero noi quelli a cui non importa nulla dei problemi del Paese oppure i problemi del Paese vengono negati così che non si abbia nulla di cui preoccuparsi? Pane e circensi al popolo, dicevano gli antichi romani.
Che cosa ha fatto diventare la nostra società tutta così com'è raccontata in Videocracy. Non solo la televisione, questo è certo.
Videocracy comincia con la tv privata di molti anni fa che non solo ha suscitato un bisogno ma lo ha cavalcato, ossia questo c'era da prima e il pensiero è che sia stato latente, soffocato da una società particolarmente impermeabile nei suoi valori, bacchettona e repressa che non vedeva l'ora di sfogarsi e che tutto questo abbia trovato il suo nutrimento nella paura della cattolica Italia del sesso, nel nostro innato perdere tempo nell'apparire per il quale a casa si picchia la moglie ma poi la domenica si va in chiesa dove tutti gli altri paesani ti vedono, dove ci si indebita per far vedere che si ha soldi per andare in vacanza ed avere il fuoristrada, la tv lcd.
Ha ragione Berlusconi quando dice: gli italiani mi votano perchè vorrebbero essere come me. La maggioranza degli italiani con il potere in mano si comporterebbe da imperatore e per genetica si farebbe beffa di tutte le regole trovandole d'intralcio.
Ma perchè è così? Sono ben altri più qualificati di me che possono dare una risposta completa e credibile, tuttavia la mia personale opinione è il vuoto politico e intellettuale e nel quale siamo cittadini ben prima dell'arrivo di Berlusconi: il vuoto era lo spazio in cui ha potuto sistemarsi per poterne fare una voragine culturale entro la quale, come sostiene Videocracy, la tv commerciale spiazza tutto divenendo l'unica forma di informazione alla quale accedere per decidere, per capire e per crescere. Le difficoltà economiche per acquistare un libro o un giornale, tutte le volte che cultura e studio sono viste con un piglio snobbistico, tutte le volte che la ricerca e la scuola sono considerate un campo in cui raccattare soldi per il bilancio, tutte le volte che l'informazione si piega al potere per non perdere un privilegio ci affidiamo alla Videocracy; ed è questo un messaggio continuo, incessante dei quali dirsi scandalizzati è solo l'ennesima ipocrisia.
Guardatevi Videocracy, soprattutto il coretto "meno male che Silvio c'è" è illuminante non su Silvio Berlusconi, ma su di noi.