martedì 28 ottobre 2008

La Ricetta del Gulash


Ingredienti per 4 persone: 1 kg di manzo da umido (campanello),600 g di cipolle,2 cucchiai di paprica dolce, un cucchiaio di paprica piccante, 1 bicchiere di vino rosso, maggiorana, kummel (cumino), 2 spicchi d'aglio, burro.
Far rosolare la carne tagliata a cubetti nel burro e riservarla.
Nell'intingolo fare appassire a fuoco dolcissimo le cipolle a fuoco lento. Unire la carne,la paprica, salare e fare insaporire il tutto. Quando ä ben rosolato, bagnare col vino che si lascerà evaporare completamente. Coprire con acqua e fare stufare a fuoco lento finché la carne non diventa tenera. Ci vorrano almeno due ore. A fine cottura, unire la maggiorana,i semi di kummel e l'aglio tritato.


Questa ricetta non l'ho sperimentata, ma me l'hanno suggerita perchè più vicina ai nostri gusti di italiani, in quanto di varianti del gulash ne esisto molte - alla praghese, alla slovena, alla triestina, l'originale ricetta ungherese, con lardo (puah), senza lardo, con paprika che ti rende il palato tipo il draghetto Grisù, con patate e ancora e ancora, solitamente viene accompagnata con gnocchi di pane o piuttosto grandicelli gnocchi di patate. Comunque la proverò e sottoporrò qualcuno all'esperimento, vedremo. Mi ricorderà un viaggio a Praga. Una città già descritta giustamente bella ed incantevole, magica e romantica. Ingiustamente tacciata di essere una città pericolosa per il turista che come in qualsiasi altra città è sufficiente adotti le normali cautele e precauzioni. A me Praga è sembrata una strega benevola e povera, evidentemente povera per i nostri canoni occidentali; considerato il suo passato recente un'ovvietà. Una strega bella e dignitosa, volitiva che mi è parso dicesse: per ora è così, vedrai cosa faranno i miei molti giovani, di tutte le lingue, che affollano il ponte Carlo, le sue birrerie, piazza Venceslao. Una strega forte che al ritmo della sua musica - in alto sulla collina si vede un enorme metronomo che batte il tempo del piano - rivela la sua semplice bellezza mentre scorre lungo il corso della Moldava sulla quale si affacciano i palazzi della città vecchia - Mala Strana. Una nebbiolina la avvolge ogni mattino, è l'umidità del fiume, che si dissolve con il procedere delle ore del giorno per far brillare la doratura della Torre dell'Orologio Astronomico dalla quale canta il gallo in tempi di orologi digitali: bellissimo! La sera il vino brulè viene venduto per strada, si rimane a berlo sul marciapiede, chiaccherando infagottati in cappotti, berretto e sciarpa, lontano sul ponte suonano, da qualche cantina trasformata in una birreria sale il suono della musica jazz, passa gente che cammina piano, parla piano, sono vestiti modestamente; fanno casino solo i turisti in preda agli effluvi della birra e se sono italiani li distingui perchè vestono firmato nonostante le rate da pagare.
E' una città da "esterno" ossia è una città da camminare, dove fuori puoi vedere molto di più che visitando i suoi musei o le sue chiese. Quasi impossibile da percorrere in auto perchè è una città per carrozze e poi i colorati tram ti assediano e sembrano inseguirti dappertutto e quando meno te lo aspetti. Il Quartiere Ebraico, presidiato dalla polizia che comunque è abbastanza da tutte le parti, con la Nuova-Vecchia Sinagoga risalente alla metà del 1200 e quella spagnola, dorata perchè anche se non è una chiesa qualcosa di dorato gli spagnoli lo dovevano ficcare, le altre sinagoghe chiuse al culto e aperti alle visite. Stretti vicoli, mercatini artigianali, non ti chiamano, non ti vendono mercanzia: se vuoi comperi altrimenti passi oltre, ma soprattutto non informi tutta la via: dioooooooooo come mi starebbe bene in salotto, perchè dobbiamo sempre farci riconoscere?
Kafka è un pò dappertutto. Se vai a Praga capisci come ha potuto scrivere quello che ha scritto, forse lo scriveresti anche tu e diventa di più ancora il genio che è stato. Stupenda strega, indimenticabile.

martedì 14 ottobre 2008

Le Cinque Persone che Incontri in Cielo


Vi presento un libro non nuovo, risale al 2005, di un autore pressochè sconosciuto per me - Mitch Albom - consigliatomi, tenendo conto del momento che sto vivendo. Quando sono andata in libreria a comperarlo, la libraia leggendomi la lista dei volumi che aveva a disposizione dell'autore, ha farfugliato e abbassato la la voce nominando il titolo, sottointendendo: non vorrà mica questa roba dopo che già si è sbagliata sul nome dell'autore? In effetti mi è uscito dalla memoria in tutte le variabili immaginabili ossia john - tutti gli americani si chiamano per lo più john - ablom, amlon, alom abmol ecc. ecc.. Sì, va bene mi dia anche questo e con la mia borsa con il logo della casa editrice me ne sono uscita come sempre soddisfatta dalla libreria, però pensando mah chissà che roba mi fanno leggere. Dei miei nuovi acquisti che ho iniziato a leggere per lungo tempo è rimasto là, ultimo, in fondo alla pila, con la sua copertina gialla, quei caratteri di stampa bislacchi e troppo grandi ma necessari per riempire un tot di pagine - chi compra libri talvolta ragiona: guarda qui trenta euro per cento pagine - che giustificassero il prezzo del libro sempre, troppo alto per carta e cartone, ma l'editoria non è diversa come commercio dal vendita delle scatolette di tonno, anche se dovrebbe esserlo, e dunque bisogna ammortizzare, far pagare la griffe, la confezione, la distribuzione e l'investimento per produrlo.
Inizio a leggerlo, a notare una scrittura in fondo non molto ricercata, sebbene precisa, che non descrive moltissimo affidandosi a chi lo legge: l'otto volante è un sali e scendi, che sia colorato è ovvio e il lettore lo sa immaginare da sè, perchè riscriverglielo? Per riempire pagine? L'autore o è pigro o è rispettoso.
L'Autore insomma ci dice che la morte è un ponte su cui capire la nostra vita e il suo senso. Ci mette all'erta sulle cose che non vediamo, non percepiamo e dunque ci confondo e ci induco a sbagliare, rivelandoci quella che sembra un'ovvietà ossia che ciascuno di noi è nella vita dell'altro, ma troppo spesso noi ce lo scordiamo. Ci parla dell'amore e del bene, della guerra e del tempo.
La sensazione è stata che lui non credesse ai corpi evanescenti e al contorno che ha inventato, ma che ci abbia creduto per scrivere questo libro e per dirci attraverso di esso qualcosa che forse non è vero, non lo sappiamo, ma sicuramente noi lo abbiano perduto qualora l'avessimo avuto: la consapevolezza delle cose importanti e di quanto poche esse siano.
Buona lettura.

Mitch Albom - Le Cinque Persone che Incontri in Cielo - BUR Edizioni