lunedì 26 maggio 2008

Pigneto. Roma 25 maggio 2008

Prima di tutto vennero a prendere gli zingari
e fui contento, perché rubacchiavano.

Poi vennero a prendere gli ebrei
e stetti zitto, perché mi stavano antipatici.

Poi vennero a prendere gli omosessuali,
e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi.

Poi vennero a prendere i comunisti,
ed io non dissi niente, perché non ero comunista.

Un giorno vennero a prendere me,
e non c'era rimasto nessuno a protestare.

E' questa poesia la prima cosa che mi viene in mente fra la rabbia e il timore per il clima inquietante nel quale si trova il Paese in questo momento. Lo ricordo il mio maestro delle elementari, antifascista e partigiano, quando ce la leggeva in classe e ci spiegava perchè no, no a qualsiasi intolleranza. Ci insegnava non il buonismo, ma la semplice lungimiranza e il controllo di un fastidio per il diverso che tutti proviamo, che tutti abbiamo sul quale per il potere da sempre chi lo voleva non ha esitato a speculare.
Quelli che non hanno esitato a far credere che il problema della sicurezza e della legalità in questo Paese siano i rom - per quanto fra di essi troppi delinquino - e non la camorra e la mafia,il dovere civico del rispetto delle leggi vigenti; quelli che non hanno esitato a parlare di ronde contro gli immigrati affidando un pericoloso ruolo alla popolazione - ruolo che non sta nella nostra storia civile e giuridica - che spetta solo ed esclusivamente alle forze dell'ordine come solo ed esclusivamente spetta ai politici fornire loro tutti i mezzi per proteggere il nostro territorio; quel ministro che ha definito "costituzionalmente sterili" gli omosessuali, caspita cittadini italiani che pagano le tasse come tutti gli altri! costituzionalmente uguali come tutti gli altri!; quei politici che hanno insinuato i diritti degli omosessuali togliessero qualcosa alle famiglie; quelli che hanno giocato o sono talmente incapaci da non saper fare una legge sull'immigrazione degna dello stato europeo che siamo; quelli dalle mille attenuanti per chi delinque; quelli che non sanno risolvere l'assenza di una certezza della pena e hanno fatto del nostro Paese una Bengodi per chi delinque; quelle comunità che da sè non allontanano chi delinquendo le danneggia; quelli che chiamano fede l'impossessarsi della vita e della dignità altrui e non esitano ad adoperarla per loro tornaconto; quelli che non capiscono che dopo l'intolleranza nostra verrà la ritorsione di chi discriminiamo in un abisso di odio e violenza senza soluzione di continuità; quelli che hanno creato il vuoto morale, esistenziale, culturale, il bisogno nel quale sguazza la più becera intolleranza; quelli che impoveriscono, umiliano la nostra società non sono cittadini italiani, ma egoisti, predatori, addittura giustificati, di questo Paese in pericolo: tutti questi se ne vadano a casa, insieme alla Casta, all'ignoranza politica, all'indifferenza del tutti sono in fondo uguali riferendosi ai politici, se ne vadano a casa insieme a quelli che non sanno essere diversi o non ne hanno il coraggio e la dignità per l'amore indecente di una poltrona attaccata al culo. Possiamo e dobbiamo rinascere, rinascere in quella tradizione di civiltà, di umanità, di intelligenza che ha contraddistinto il nostro Paese nella storia del mondo e decine di secoli fa ha guidato l'umanità intera verso la civiltà e il progresso delle idee, dello Stato e del cittadino libero individuo; tuttavia stiamo precipitando verso il buio e viviamo come ultimi cittadini di questo Paese, come se dopo di noi di italiani non ce ne dovessero essere altri, ma ce ne saranno ed è questo che rischiamo di consegnare loro: un'Italia avvelenata dall'illegalità ed intollerante di continuare ad abusare.

lunedì 5 maggio 2008

L'Amore Necessario

L'Amore Necessario è una lunghissima lettera d'amore di una donna al suo uomo, un atto di generosità e di amore, intuendo che questo sia conoscenza e dunque farsi conoscere un messaggio di aver scelto lui e a lui voler appartenere. La lettera è scritta all'inizio di un viaggio che non li porta uno dall'altra, ma in luoghi diversi simboleggiando che solo amando, dunque trovando sè stessi, è possibile amare: nessuno può amarci anche per noi. Nella lettera appunto la donna trova la sua identità di amante, ripercorrendo i suoi amori. Ci dice che non possiamo amare senza morte, che amiamo quando vogliamo rinascere: più la morte è completa più intenso è il nostro amore. Non c'è, perchè inutile e fuori luogo alcun accenno al sesso che è solo intravisto nella sia giusta espressione ossia comunicazione e morte per rinascita di tutti quei muri e confini, persino dove confini nessuno penseebbe ci fossero ossia nella spasmodica e ossessiva ricerca del piacere della coppia, e dunque morte di cosa ci impedisce di divenire altro ed unirci all'altro.
Attraverso due amori omosessuali, non compromessi dalle comuni dinamiche, ci mostra l'amore solido e paziente che a David - inquieto artista - consente di rimanere in una calda inquietudine e a Petrus, colui che non viaggia nell'ombra, nell'invenzione, nell'intuizione di essere la sicurezza dell'altro. Attraverso quello di Lucia e della sua compagna ci mostra l'amore che conduce all'unione, per mezzo di un'identificazione quasi materno-filiale, con l'altro; ci ricorda l'unico altro momento in cui siamo veramente stati parte di qualcuno ossia il rapporto con la propria madre. L'amore leale, che non ripete mille volte "ti amo" ma è lì, del padre per la madre e quello della madre che lascia il compagno di una vita andare in un'altra dimensione senza dare segno plateale e melodrammatico del suo dolore e della sua solitudine. Quello offensivo, maleducato, da baratto, che la protagonista si chiede è forse l'amore moderno?
Questo splendido libro, poetico senza cadute banali e melense, si conclude con l'uomo che scopre l'erotismo delle parole - caratteristica tipicamente femminile - e si chiede se un'anima può essere erotica.
Io invece chiedo se può esserci erotismo senza anima?

L'Amore Necessario - Nadia Fusini ed. Mondadori