domenica 30 marzo 2008

La nostra Loggino


Dunque Loggi qua gli auguri sono per due anni: quello passato e quello a venire. La cosa non è semplice se pensi che quando si fanno gli auguri, si augura ovviamente il meglio. Il meglio per me è la salute, la serenità, l’affetto e l’amore, la prosperità, ma per quello passato l’augurio potrebbe essere stato vano, non lo so per certo, sebbene sappia che a nessuna vita sono risparmiati ostacoli e preoccupazioni, perciò come me la cavo? E’ ovvio! Me la cavo raccomandandoti, ma tu lo sai già fare benissimo, di trovare il buono anche in quello che buono non è. Invece per l’anno a venire le cose sono già avanti, avendo cercato il buono in quello che non era tale, posso solo augurarti il meglio ossia salute, serenità, amore e affetto e tutto quanto puoi ancora desiderare. Lo faccio di cuore a nome anche delle altre collaboratrici, sorridendo e ricordando quale persona straordinaria sei di cui solo una piccolissima parte hai dimostrato in questo nostro blog collettivo. E siccome non posso smentirmi, mi auguro una ancora lunghissima collaborazione con te.

Buon compleanno!

P.S. Cosa ci regali?


E fino a qui è tutta farina del sacco di Queen...

Ora, io (che sono Bartle...) vorrei aggiungere cara Logginetta che il nostro augurio non è solo per oggi, ma casomai per tutti i giorni di non compleanni (ben 364!) nei quali noi di sicuro ci saremo per continuare insieme a te questo pezzetto di vita, questo giretto nel cortile sotto casa, questa chiacchierata al bancone del nostro bar...
E ci saremo perchè tu sei divertente, intelligente, scanzonata, giocherellona, ironica, buona, perchè sai fare le marmellate ed anche un sacco di altre cose e un anno passato con te è un gran bel modo di passare il tempo.

Tanti auguri alla nostra Loggino da Ottosopra!

martedì 25 marzo 2008

Tibet, marzo 2008

Il 31 marzo 1959 Sua Santità il XIV Dalai Lama Tenzin Gyatso lasciò Lhasa e trovò rifugio, come si dice per i Tre Gioielli, in India. Non è stata una fuga tipo quella del nostro re. Il Dalai Lama non aveva esposto il suo paese alla devastazione della guerra, il suo governo non aveva approvato leggi razziali. Sua Santità partiva per proteggere quello che rappresenta per i buddhisti e per giovare dall’esterno al suo popolo più di quanto avrebbe potuto fare, rimanendovi e rischiando la vita. Come egli stesso riconosce, l’India lo ha ospitato con grande disponibilità. Da quel giorno a tuttoggi il Dalai Lama ha girato il mondo intero, ha parlato con ogni capo di stato, chiesa, intellettuale, politico che abbia voluto ascoltarlo per liberare la sua terra dalla violenza e dal dominio del governo pechinese, per proteggere la sua gente e la sua millenaria cultura. Questo fa apparire oggi quanto avviene in Tibet non una semplice questione interna con una regione ribelle da parte del governo centrale, ma, come è già stato evidente negli eccidi di cui sono stati vittime i tibetani, una pulizia religiosa. Un genocidio che dura da più di 50anni.

Nel marzo del 2008 c’è invece un Occidente intimorito dal colosso cinese che per convenienza tace. Come ha taciuto per la Birmania. Nessuno si azzarda a fare con la Cina quello che viene fatto nei confronti di Israele, per esempio; per esempio al Salone del Libro. Eppure cosa è accaduto nel marzo 2008 in Tibet lo avete letto sui giornali e sui blogs di tutto il mondo. Difendere l’indipendenza del Tibet non è difendere un pezzo di terra lontana, un esercizio di astratto pacifismo, quattro sassi in croce, ma un popolo e una cultura senza le quali noi, tutti, credenti o no nel buddhismo, saremmo un po’ più poveri. Soprattutto nessuna delle nostre religioni, etica o filosofia di vita o conoscenza della vita può immaginare non ci sia stata nella lunghissima storia dell’uomo che cerca di capire il senso della sua esistenza.

sabato 22 marzo 2008

Buona Pasqua


Martedì un uomo e una donna sofferenti, dilaniati e umiliati nella dignità umana dalla malattia, in due differenti stati europei hanno scelto di morire. Uno ha trovato il riscontro della legge alla sua domanda di eutanasia da parte di uno stato civile e laico; l’altra no, la sola cosa a cui avrebbe potuto appellarsi sarebbe stata l’interruzione delle cure in uno stato sicuramente più laico del nostro, che almeno avrebbe circondato la scelta di Chantal del silenzio del pudore. Ne scriveva Francesco Merlo su Repubblica, in un bellissimo articolo, mercoledì 19 marzo. Il giornalista si chiede cosa sarebbe accaduto da noi? Le sue ipotesi sono calzanti: quotidiani e tv avrebbero violentato la vita e poi la morte di due persone malate, forse ci sarebbe scappata una moratoria e infine una lista elettorale. Noi non conosciamo il pudore, qualora noi lo avessimo mai avuto, in questo ultimo decennio noi lo abbiamo perso.

Savino Pezzotta ad Annozero si è indignato – ha invocato pudore – sul tono di Santoro enunciando che 14000 mila minorenni si sono avvalse della IVG. Il suo senso del pudore non è scattato bene da fargli intuire che la stragrande maggioranza di quelle minorenni, non praticavano, probabilmente perché non lo sapevano né loro né i loro partners, la contraccezione ed avevano probabilmente una scarsa educazione sessuale. - Quand’ero ragazzina io i maschietti, ed è a tuttoggi così, non volevano il preservativo perché non si sente nulla. Non mi ami era l’ultima frase del ricatto: qualcuna di noi diceva lo stesso no, più sveglia e indipendente di altre, qualcuna si affidava, spesso ignorante come una capra, a coitus interruptus o a varianti le quali avrebbero dovuto proteggerle, qualcuna acconsentiva. Pochi mesi e non le si vedeva più a scuola. - Il cattolico Pezzotta non ha nemmeno lontanamente pensato alla responsabilità della Chiesa Cattolica sulla insufficiente applicazione della parte preventiva dell’aborto che la legge 194 ha nei suoi primi articoli. Qualora abbia pensato all'astinenza non ha saputo spiegarci le ragioni profonde, i valori non solo religiosi che possono far preferire questo ad altri mezzi e forniscono alla scelta di astinenza di una coppia uno spessore che non è quello di castigare ed impedire un peccato. Il suo senso del pudore non gli ha dettato di non bacchettare inutilmente, oziosamente i presenti, in un atteggiamento che è parso una manfrina della serie io credo di più, io amo di più i futuri nascituri, io soffro di più della donna stessa che accetta l’IVG.

Alla trasmissione era presente una ragazza non normo dotata che in una lettera a Ferrara si è definita “il feto malato” che è nato. Straordinariamente intelligente e lucida questa ragazza inchiodata ad una vita difficile dal destino e dalle lacune della nostra società, ha chiesto pudore parlando di eugenetica ogni qualvolta una madre portatrice di un feto malato decide per IVG; e ci ha raccontato la storia sua e della sua famiglia, straordinaria come ce ne sono molte in questo Paese senza senso del pudore, quando un secondo nascituro stava per venire al mondo con la sua stessa malattia. Questa ragazza e la sua famiglia ci hanno sbattuto in faccia l’indifferenza e il vuoto della nostra società che, nell’essere colpevole, non ha il senso del pudore di non giudicare.

Ho aspettato questi giorni appositamente per scrivere questo post. Per i credenti avviene in questi giorni la Resurrezione di Cristo, il più difficile dei dogmi della fede cristiana. Ma prima della sua Resurrezione c’è la sua malattia ossia l’essere mortale come qualsiasi uomo e la sua sofferenza ossia l’assenza di pudore dei sepolcri imbiancati, dei mercanti del tempio, del tradimento di Giuda. C'è la ferocia, l'odio di farlo patire lentamente. C’è la sua eutanasia, quel soldato romano che gli spezzò le ginocchia per abbreviare l’agonia sulle croce. E la sua Resurrezione alla destra del Padre. La nostra Resurrezione, alla fine del tempo, in un’altra vita.

Buona Pasqua a tutti